IL PROGETTO

Un piano per prevenire i bisogni di assistenza

L’azienda sanitaria vuole intervenire «attivamente» in caso di situazioni che possono degenerare



TRENTO. Il vero obiettivo delineato dal piano provinciale per la salute è tenere gli anziani sani il più a lungo possibile. Il che significa a casa propria o comunque fuori dalla casa di riposo. E anche per le persone non autosufficienti sono in aumento soluzioni alternative, come l’assegno di cura (che può essere speso per l’assistenza domiciliare) oppure i posti sollievo (che possono dare una “tregua” alle famiglie degli anziani in particolari situazioni o ancora il potenziamento delle attività assistenziali sul territorio.

Ma c’è uno strumento su cui l’azienda sanitaria conta molto e cioè un sistema basato sull’analisi di dati che consente di individuare precocemente le fragilità degli anziani. Come spiega la dirigente dell’azienda sanitaria Paola Maccani (responsabile dell’integrazione socio - sanitaria) si tratta di intervenire in anticipo in caso di situazioni che possono compromettere l’autonomia delle persone anziane. Un esempio? Se una persona ha subito un particolare intervento chirurgico, oppure soffre di una patologia invalidante, può essere contattata (oppure possono essere contattati i suoi familiari) per concordare interventi che possano aiutare a riconquistare l’autonomia prima che sia troppo tardi. Sono tanti gli “allarmi” che possono richiedere l’intervento dell’azienda sanitaria e non tutti riguardano la salute perché l’algoritmo tiene conto anche degli aspetti sociali. Certo è necessario che sul territorio - nei distretti sanitari del Trentino - ci sia la disponibilità di personale pronto a intervenire e supportare gli anziani e le loro famiglie in caso di necessità.

I destinatari di questi interventi sono gli over 65 (età in cui la prevenzione è ampiamente possibile) ma l’attenzione dell’azienda sanitaria si sta spostando sempre più in avanti, visto l’aumento dell’aspettativa di vita, tanto che la soglia dei 65 anni, come sperimentano ormai sempre più famiglie, non è più così indicativa della terza età.













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