la scoperta

Un batterio di nome Frank Zappa

La Fondazione Mach: è il primo passato dall’uomo alle piante



TRENTO. Cervelli rientrati scoprono il primo batterio passato dall'uomo alle piante: nell'uomo è responsabile dell'acne ed è stato chiamato P. Zappae, in onore del compositore rock Frank Zappa. La scoperta, pubblicata sulla rivista Molecular Biology and Evolution, si deve al gruppo coordinato dal microbiologo Andrea Campisano, della Fondazione Edmund Mach a San Michele all'Adige. Cruciale il contributo di Omar Rota-Stabelli, evoluzionista molecolare che ha analizzato i geni del batterio e di Lino Ometto, genetista evolutivo che ha dato la certezza statistica che si tratta di un ceppo nuovo, entrambi della Fondazione Mach. I tre ricercatori, che sono rispettivamente di Catania, Bergamo e Vicenza, sono rientrati dall'estero in Italia pochi anni fa grazie al programma sul rientro dei cervelli. Ma si sono scontrati con la crisi, il taglio dei fondi alla ricerca, il blocco delle assunzioni universitarie. Nonostante l'ottima accoglienza ricevuta in Trentino e dalla Fondazione Mach, le condizioni generali del Paese sono tali che i tre ricercatori restano ancora precari. Ometto addirittura è senza lavoro da cinque mesi. «Nonostante la possibilità concreta di ritornare all'estero, per le offerte ricevute - rilevano Rota-Stabelli e Campisano - c'è la volontà di restare in Italia. Siamo molto legati al territorio anche per via dei nostri figli che cominciano ad andare a scuola qui. Per noi è una scelta politica e di vita, contribuire alla scienza in Italia. Speriamo di non essere costretti a ricrederci».

La scoperta del batterio Frank Zappa è stata fatta proprio nell'ambito del progetto con il quale Campisano è tornato in Italia. I ricercatori hanno studiato geneticamente le comunità di microrganismi, batteri virus e funghi, raccolti dalle piante di diversi siti del Nord-Est d'Italia. Per Campisano il risultato apre «nuove prospettive sia nello studio dei microrganismi di interesse agrario, sia per quanto riguarda le implicazioni per la salute umana di questi inattesi consorzi tra piante e batteri».













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