il caso

Ubriaco in sella alla bici, il giudice lo assolve

Un venditore di fiori pakistano aveva un tasso di alcol nel sangue di 2,2 La Procura aveva emesso un decreto penale da 32 mila euro. Ma se l’è cavata



TRENTO. Perché avesse bevuto tanto non è chiaro. Certo è che dopo aver esagerato con l’alcol s’era messo in sella alla sua bicicletta e, con un’andatura comprensibilmente ondeggiante, aveva iniziato a pedalare verso casa per le vie cittadine.

Zigzag che non poteva sfuggire ai carabinieri del Radiomobile, impegnati in un normale servizio di controllo. I fatti risalgono allo scorso novembre e l’uomo in bici, cittadino pachistano di professione venditore ambulante di fiori, s’era fermato e aveva soffiato nell’etilometro in dotazione agli uomini dell’Arma, facendo registrare un tasso alcolico di 2,20 grammi di alcol per litro di sangue. Una quantità notevole che ha fatto finire nei guai il cittadino straniero.

Sì, perché il Codice stradale, all’articolo 186, prevede pesanti sanzioni per chi si metta alla guida di un veicolo in stato d’ebbrezza e la bicicletta, seppur a due ruote, rientra comunque nell’assai ampia categoria dei “veicoli”. Forse l’ebbro ciclista lo ignorava, ma ha potuto rendersi conto di quanto grandi fossero i guai in cui s’era ficcato quando, qualche mese più tardi, gli è stato recapitato un decreto di condanna con una pena di 4 mesi e 5 giorni di reclusione, commutati in una sanzione pecuniaria di 32mila e 750 euro. Una bella somma per chiunque, ma che per il pachistano, il quale risulta nullatenente sia qui che nel Paese d’origine, era a dir poco stratosferica. E proprio grazie alla sua condizione di estrema indigenza, il commerciante ambulante ha potuto godere del gratuito patrocinio dell’avvocato a cui era stato invitato a rivolgersi per chiedere aiuto.

Il legale ha subito impugnato il decreto e, ieri mattina, in tribunale a Trento, davanti al giudice Guglielmo Avolio, s’è tenuta l’udienza del processo che vedeva imputato lo straniero per guida in stato d’ebbrezza. L’avvocato trentino ha spiegato che sì, il suo assistito stava pedalando in sella ad una bicicletta in condizioni di ebbrezza ben superiore alla soglia di 0,5 grammi per litro di sangue fissata dal Codice stradale - pur contestando ugualmente le modalità con cui era stata compiuta la rilevazione –, ma ha anche sottolineato che quel comportamento, per l’ora e per il luogo in cui l’ambulante si stava muovendo, non rappresentava un pericolo per nessuno. Linea difensiva che il giudice ha accolto, assolvendo il pachistano per la particolare tenuità del fatto.

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