DOLOMITI PRIDE

Tutte le scuse dei politici per non andare alla sfilata 

Concorsi letterari, famigliari da accompagnare al mare, impegni improrogabili. La sinistra ha partecipato compatta, la destra ha detto no. Al centro mille distinguo



TRENTO. Concorsi letterari. Famigliari da accompagnare al mare per le vacanze. E poi tutta una serie di impegni già in agenda ad alto, anzi altissimo, tasso di improrogabilità. Anche se non meglio specificati É il catalogo delle scuse di molti rappresentanti del mondo politico per giustificare la loro mancata partecipazione al Dolomiti Pride.

Il campo va sgombrato subito: è normale che la sinistra confermi di essere in strada a fianco di coloro che lottano contro l’omofobia. E non è imprevisto né imprevedibile che la destra marchi la propria distanza.

Il centro invece si muove fra mille distinguo e qualche imbarazzo. E qui è una volta di più il Patt a mettere in campo una serie di posizioni caleidoscopiche. Il vicepresidente del Consiglio regionale Lorenzo Ossanna spiega di «non poter partecipare all’evento. Ma provo comunque rispetto e condivisione per chi partecipa alla sfilata».

Sentiamo allora il compagno di partito autonomista, Lorenzo Baratter: «Sono alla premiazione del concorso letterario “Tönle Bintarn”, a Luserna, con le nostre minoranze linguistiche».

Il presidente della Provincia Ugo Rossi è noto come abbia detto no, a suo tempo, al patrocinio della sfilata, obiettando sulla valenza culturale della stessa ma non su quella di altri appuntamenti culturali legati al Dolomiti Pride, riconosciuti dall’ente pubblico.

In Comune il Patt si muove a geometrie variabili. Hanno sfilato in arcobaleno gli assessori Roberto Stanchina e Tiziano Uez. Sono stati a destra della giunta sulla sicurezza ed ora si collocano al fianco, se non a sinistra, dell’esecutivo: «Io odio chi li limita la libertà degli altri. E sfilando al Pride aiuto chi non ha coraggio. Per fortuna nel Patt si può essere liberi di pensare».

Visto insomma che le stelle alpine si muovono in libertà, restando al centro, pare giusto sentire il capogruppo dell’Upt in Provincia, Gianpiero Passamani: «No, non ho partecipato a causa di altri impegni professionali ma il rispetto dei diritti civili è sempre stato nel mio agire».

In Forza Italia la capogruppo Manuela Bottamedi non fa mistero della propria disponibilità a sostenere tutte le battaglie civili: «L’ho fatto per sostenere la parità di genere con una legge in Provincia e sono stata in piazza a fianco della comunità che sfila per i loro diritti».

Se Bottamedi sottolinea una volta di più, la propria “anima liberale e liberal” nel proprio partito non c’è eguale entusiasmo per il Pride: «Sono a prendere la mia famiglia al mare» osservava il suo collega in Provincia, Giacomo Bezzi. «Impegni già presi in valle di Fassa» anche per la procuradora, e senatrice, Elena Testor. A tirare fuori dall’imbarazzo i colleghi azzurri, ci pensa il commissario del partito Maurizio Perego: «Chi vuole partecipare lo fa a titolo personale. Io non sono stato presente e nemmeno Forza Italia lo è stato, a titolo ufficiale. Siamo a favore dei diritti civili di tutti ma non credo che esibizioni come il gay pride aiutino a raggiungere i traguardi previsti».

A sinistra sono mancati in pochi, anche se il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti lo ha fatto a titolo personale avendo incassato l’altolà del proprio ufficio di presidenza a sfilare a nome di palazzo Trentini. C'è stato il sindaco Alessandro Andreatta, non è mancato tutto il Pd comunale che ha fatto sapere «che il Dolomiti Pride è un momento che permetterà a tante donne e tanti uomini di dichiarare, con fermezza, la loro esistenza sia come esseri umani, dotati di sentimenti, sogni e aspettative, che come cittadini di una comunità democratica, pronti a prendersi, al pari di tutti, le responsabilità che questo status prevede».

Non ha sfilato invece l’unica parlamentare del centrosinistra Emanuela Rossini che, però, spiega per bene il proprio pensiero: «Voglio fare arrivare al Pride un augurio di festa e di rispetto. Esprimo la mia vicinanza in modo particolare a chi soffre condizioni di discriminazione . Le battaglie più difficili sono quelle nascoste, quando si è soli e il mio impegno politico e di civiltà non mancherà, sia in parlamento che qui sul territorio».













Scuola & Ricerca

In primo piano