sanità

Tumore all'utero, in arrivo uno screening più preciso

Nel sistema sanitario provinciale entra lo screening molecolare per individuare la presenza del Papillomavirus Umano



TRENTO. Migliorare l'efficacia dell'attività di prevenzione del tumore al collo dell'utero. Questo l'obiettivo di una delibera approvata dalla Giunta provinciale, a firma dell'assessora Donata Borgonovo Re, con la quale si introduce nel sistema sanitario provinciale, lo screening molecolare per individuare la presenza del Papillomavirus Umano, come test di primo livello per le donne di età superiore ai 30 anni, che saranno quindi invitate dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari ad eseguire tale test ad intervalli quinquennali.

Esiste una chiara evidenza scientifica sulla validità e l'efficacia, nella prevenzione del tumore al collo dell'utero, del test per la ricerca dei ceppi ad alto rischio del papilloma virus umano (HPV). In età superiore ai 30 anni, questo tipo di esame è ritenuto più efficace come test primario rispetto allo screening basato sulla citologia tradizionale, ovvero il pap-test, nel prevenire i tumori di questo tipo. Per tali ragioni, con la delibera adottata oggi, la Giunta provinciale, ha approvato l'introduzione, nel sistema sanitario trentino, dello screening molecolare per la presenza del Papillomavirus Umano, come test di primo livello per le donne di età superiore ai 30 anni, che saranno quindi invitate dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari ad eseguire tale test ad intervalli quinquennali fino all'età di 65 anni. Tale esame, che permetterà un notevole miglioramento dell'accuratezza diagnostica del carcinoma cervico-vaginale, consiste in un esame di laboratorio, di tipo molecolare, che ha la capacità di rilevare la presenza del virus mediante l'individuazione del suo DNA nelle cellule analizzate. Le donne tra i 25 ed i 30 anni verranno inviate ad eseguire il pap-test come test primario ad intervalli triennali.













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