la tragedia

Trovato morto nel letto a trent’anni

Stefano Buccella aveva festeggiato il compleanno due giorni prima. Sotto choc familiari e amici di Romagnano


di Luca Marognoli


TRENTO. Abbracciato alla fidanzata, mentre bacia la mamma e la nonna, sdraiato sul divano con il cane, in compagnia con amici e amiche, in una pausa dal lavoro seduto su una sedia a rotelle mentre si fa imboccare scherzosamente da una collega. Sempre e comunque con il sorriso sulla bocca. Tante immagini pubblicate e condivise su Facebook, tanti flash su una vita che nella notte tra lunedì e ieri si è interrotta, senza un preavviso, senza un perché. Stefano Buccella è morto nel sonno due giorni dopo avere compiuto i 30 anni. L’ha trovato una familiare, sembra sia stata la madre, che abita con il padre in un altro appartamento della stessa casa, nel centro storico di Romagnano.

Operatore socio-assistenziale in servizio da 5 anni nella casa di riposo di via Veneto, Buccella era un ragazzone alto e robusto, buono come il pane. «La bontà fatta persona», lo descrive - anche lei scossa - la mamma di un’amica. «Si spendeva molto per gli altri, era sensibile, un ragazzo d'oro. Ma anche un compagnone: era piacevole starci assieme». E infatti quando la notizia che Stefano non c’era più ha raggiunto la sua cerchia di amici del paese nessuno poteva crederci. Un gruppo di ragazzi affiatati, quello di Romagnano, giovani che si conoscono da anni, in molti casi da quando portavano i pantaloni corti. «Sono distrutti dal dolore: è stato davvero un fulmine a ciel sereno», continua la donna. «Mia figlia è affranta. Fra l’altro Stefano viveva un momento felice della sua vita: da tempo aveva una ragazza con cui si trovava molto bene...».

È toccato al direttore Alessandro Menapace avvisare i suoi colleghi della Rsa (gestita dalla coop Spes), dopo avere appreso dell’accaduto a mezzogiorno da un conoscente comune: «Siamo tutti profondamente colpiti. Era molto vicino agli anziani: il suo lavoro era anche la sua passione», afferma mentre è in visita alla famiglia per portare le condoglianze dell’istituto. «Aveva una vicinanza significativa con chi lavorava con lui: sempre allegro, riusciva a trasmettere gioia. Tanto che anche i residenti ne traevano giovamento. Collaborava molto con l'animazione: era attivo, spigliato e affabile».

Sentirà la sua mancanza la cinquantina di colleghi, dei quali 35 Oss come lui, che si alternano nella grande casa di riposo per assistere gli anziani. Un lavoro che richiede preparazione professionale ma anche doti di umanità ed empatia non comuni. Doti che quel ragazzone sorridente incarnava perfettamente. «Oggi (ieri, ndr) era di riposo, ma aveva lavorato con noi fino a ieri sera (lunedì)», sospira il direttore. Una giornata come tante, al termine della quale Stefano Buccella è tornato a casa per non risvegliarsi più.

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