la scuola del futuro

Trilinguismo, mancano mille docenti

Relazione della Provincia ai dirigenti degli istituti scolastici: il punto più critico sta nella carenza di in segnanti formati Clil



TRENTO. È’ stata la scommessa più importante del presidente della Provincia Ugo Rossi per quanto riguarda la scuola. Il trilinguismo doveva, e deve essere la cifra caratterizzante la scuola trentina. Per raggiungere l’obiettivo la Provincia ha studiato un piano quinquennale che dovrebbe arrivare a compimento nel 2020. Ma i primi passi hanno dimostrato qualche lentezza di troppo e problemi non piccoli, a partire dalla forte carenza di insegnanti formati alla cosiddetta metodologia di insegnamento Clil, ovvero l’insegnamento in lingua straniera di altre materie come la matematica, le scienze o la geografia. I punti critici, accanto a quelli positivi, che pure sono molti, sono contenuti in una relazione sul trilinguismo illustrata alcune settimane fa ai dirigenti dei vari istituti scolastici trentini.

La relazione, illustrata con un gran numero di slide, affronta sia il tema della diffusione del metodo Clil sul territorio che le criticità emerse. Guardando a queste ultime, quella che salta subito all’occhio è scarsità degli insegnanti con adeguata formazione. Facendo un rapido calcolo, si vede che, sommando tutti i cicli scolastici, occorrono almeno mille docenti formati al metodo Clil. In particolare, la relazione sostiene che per la scuola primaria mancano 600 docenti formati Clil e che una delle criticità sia proprio il reclutamento di docenti e risorse madrelingua. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, ovvero le medie, la relazione stima un fabbisogno di 300 docenti formati Clil e, infine, per quanto riguarda le scuole superiori la relazione fa una stima inferiore: «Se si tiene conto dei docenti già attivi o in formazione, esclusi i madrelingua, è necessario formare al massimo ulteriori 123 docenti». Sommando le tre stime, si superano i mille docenti necessari per ottenere una copertura totale del piano. E’ vero che ancora mancano più di tre anni, ma il numero di insegnanti necessari sembra davvero imponente. Infatti, si deve ricordare che devono avere una conoscenza delle lingue almeno pari a un livello B1 o B2 e devono essere in grado di insegnare la propria materia in una lingua straniera. Un problema, soprattutto tenendo conto del fatto che la per formazione è necessario molto tempo.

Guardando alle altre criticità emerse, la relazione cita,a proposito della scuola primaria, proprio la formazione linguistica e metodologica dei docenti, ma anche il fatto che non ci sia pari dignità tra tedesco e inglese e la stabilità dell’organico docente. Per le scuole medie, oltre alla mancaza di docenti, viene rilevata la modesta disponibilità dei docenti delle varie discipline verso la metodologia Clil, il fatto che la formazione sia accolta soprattutto dal personale a tempo determinato, le ridotte proporzioni della sperimentazione e la tutela del tedesco che viene un po’ snobbato. Discorso diverso per le superiori. Anche qui c’è un problema relativo al tedesco che viene abbandonato al termine del biennio. Ma il problema è la scarsa omogeneità: ci sono scuole già pronte ad arrivare a una copertura totale, mentre altre non hanno alcuna risorsa interna attivata. (u.c.)













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