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Trento, podista trovato morto ai giardini

Il rinvenimento attorno alle 17.30. A tarda serata nessuno ancora ne aveva denunciato la scomparsa


di Luca Marognoli


TRENTO. Riverso a terra sull’erba, a fianco del vialetto asfaltato che attraversa il parco di Madonna Bianca. La luce fioca di un lampione, il freddo pungente. L’abbigliamento tecnico da atleta, con pantacalze aderenti scure e giacca termica anch’essa scura con inserti gialli catarifrangenti; le scarpe da running. Addosso, nessun documento. Unico elemento utile per il riconoscimento la fede al dito, con il nome della moglie e la data, si presume del matrimonio.

Il corpo del podista è stato notato da un passante attorno alle 17.30, ma ieri, alle 23, era ancora senza nome. Nessuno, evidentemente, era a conoscenza del fatto che fosse andato a correre. Forse la moglie non era in casa quando lui ha deciso di uscire ed è rientrata tardi. Oppure, semplicemente, in questo periodo l’atleta viveva da solo, magari perché lavoratore fuori sede.

Il luogo del rinvenimento è a una cinquantina di metri dall’ingresso del parco, subito a monte del sottopasso ferroviario che divide Madonna Bianca da Villazzano Tre. Ancora sopra, c’è l’imbocco di via Ferrandi, mentre sulla strada principale, via Conci, che è in salita, c’è un semaforo. L’avviso arriva alla polizia e dalla questura vengono inviate sul posto due volanti. Gli agenti coprono pietosamente il corpo con un lenzuolo bianco e creano poi un cordone sanitario, isolando la stradina da entrambi i lati con del nastro bicolore; restando quindi a presidiare la zona, in attesa di disposizioni dai loro superiori.

Nessuno però ha ancora denunciato la scomparsa di parenti o conoscenti. Nel frattempo, la notizia del ritrovamento del corpo viene diramata alle stazioni dei carabinieri sul territorio e all’ospedale Santa Chiara. In via Conci, attorno alle 20 arrivano gli uomini della Scientifica (inviati su disposizione del pm di turno) per i rilievi: vengono scattate alcun foto al corpo e prese annotazioni sulla posizione e sulle condizioni. Tutto fa pensare ad un malore: il podista ha una ferita lacerocontusa al naso che sembrerebbe derivare dalla caduta. A lato della stradina c’è un dosso erboso: non si può neppure escludere che l’uomo, scendendo di corsa, sia inciampato riportando un trauma cranico-facciale e perdendo conoscenza, anche se quest’ultima ipotesi appare meno probabile. La persona viene descritta di altezza media, sul metro e 75, di corporatura asciutta (probabilmente un atleta a livello amatoriale) e di età attorno ai 40-45 anni.

Alle 20.30 viene dato il via libera agli addetti delle pompe funebri, che prelevano il corpo, lo depositano in una bara zincata e caricano quest’ultima su un furgone. Gli agenti tolgono i nastri e riaprono al transito la stradina. Su via Conci transitano poche auto, passa un autobus vuoto diretto verso valle. C’è un solo “curioso”, un giovane che si informa sull’accaduto: crede che l’uomo sia morto di freddo, quando sa del podista sembra sorpreso. La temperatura è di meno tre gradi.













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