trento: nidi aziendali, il Comune si muove

Avviso pubblico per raccogliere le richieste. Castelli: «Situazione sbloccata»


Chiara Bert


TRENTO. Bambini accuditi nel luogo di lavoro dei genitori. Il Comune di Trento scommette sugli asili nido aziendali. La Provincia ha sbloccato la situazione fissando criteri e modalità per assegnare i finanziamenti ai Comuni e l'amministrazione cittadina non vuole perdere il treno. Pronto un avviso pubblico per raccogliere l'interesse delle aziende: l'obiettivo è partire già a settembre. Se in Francia le Ferrovie sperimentano il nido nelle stazioni per i figli dei pendolari, qualcosa sul fronte dei servizi alla prima infanzia si muove anche in Trentino. Con la consapevolezza che conciliare lavoro e famiglia significa sempre più mettere i genitori nelle condizioni di avere un servizio per i propri bambini vicino al posto di lavoro, con orari flessibili legati alle esigenze della professione. Insomma un asilo nido che si mette al passo con i tempi e aiuta soprattutto le mamme che lavorano. «Finora - spiega l'assessore comunale all'istruzione Paolo Castelli - i nidi aziendali attivati sono stati quelli delle grosse realtà, Cooperazione (il primo nido interaziendale del Trentino, lo "Scarabocchio" di corso Buonarroti), Azienda sanitaria, Università, Itea, Interbrennero, che hanno possibilità autonome di finanziare il servizio. Ora la sfida è quella di allargare il campo d'azione, dando la possibilità di realizzarli anche a realtà più piccole». Ci sono aziende che hanno già in cantiere dei progetti, come E-Pharma, e nuove prospettive si potrebbero aprire per il nido «Scarabocchio», gestito dalla cooperativa Città Futura e chiuso lo scorso anno. «Dovranno esserci un'azienda interessata e un soggetto accreditato per gestire la struttura», spiega l'assessore all'istruzione. Per questo il Comune ha deciso di procedere con un avviso pubblico per raccogliere le manifestazioni di interesse. Il nodo cruciale è essenzialmente quello delle risorse. Castelli ha da poco portato in giunta una relazione che fa il punto della situazione. A sbloccarla, a 10 anni di distanza dalla legge provinciale del 2002, è stata una delibera della giunta provinciale dello scorso novembre. La quale ha approvato i criteri e le modalità per assegnare i finanziamenti ai Comuni dal fondo perequativo: i nidi aziendali devono essere gestiti da un soggetto accreditato (cooperative o organismi di utilità sociale non lucrativi), le tariffe dovranno essere le stesse fissate dal Comune per i propri asili nido e le spese di attivazione saranno ripartite tra Provincia e azienda. Nell'accordo sulla finanza locale si stabilisce però un principio: la priorità sarà data alle spese per gli asili nido pubblici e i nidi familiari (Tagesmutter), solo in terza battuta ai nidi nei luoghi di lavoro. «Ma è comunque un passo avanti e noi vogliamo farci trovare pronti», spiega Castelli. Che puntualizza: «Il Comune utilizzerà solo risorse trasferite dalla Provincia, senza impiegare ulteriori fondi». Anche perché di questi tempi soldi in cassa ce ne sono pochi e per gli investimenti palazzo Thun sarà sempre più dipendente da piazza Dante.

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