Trento, la storia: "Io, sul lastrico per una falsa accusa"

Il libero professionista racconta che ne è uscito grazie all'aiuto dei volontari



TRENTO. Una famiglia serena, lui libero professionista che lavora nel campo della creatività e guadagna bene, lei che cresce i due figli avuti dal compagno e la figlia dal matrimonio precedente. A 45 anni, ha raggiunto un benessere economico e si può permettere di acquistare anche una casa al lago. Ma, improvvisamente, tutto precipita sotto il peso di un'accusa infamante da parte di chi meno si aspetta. Per il professionista è l'inizio di un incubo senza fine: lo arrestano e lo destinano all'ospedale psichiatrico, per evitargli se non altro la galera. E' la storia di R., (riportiamo solo l'iniziale perché non venga identificato), passato da una situazione di benessere economico e di gratificazioni sul lavoro, al rischio di perdere tutto: affetti, soldi, sicurezza. «Anche se chi mi ha accusato - spiega R. - poi ha ritrattato, l'iter giudiziario ha fatto il suo corso, ed io ho passato due anni d'inferno prima di essere scagionato. La cosa peggiore è stato l'attacco alla mia dignità, essere accusato di un reato mentre ero innocente, a causa di un odio gratuito. Così ho perso il lavoro, perché una volta ricoverato in ospedale, non ho più potuto rispettare le consegne, e poi sono nati i problemi di non riuscire più a garantire i pasti ai miei figli». Come è riuscito a far fronte alla situazione economica? La mia fortuna, in tutta questa vicenda assurda, è l'aver incontrato all'ospedale Francesca Ferrari, presidente di Trentino Solidale. E' stata lei ad interessarsi al mio caso, la mia situazione era disperata: i risparmi di una vita persi, perché non potevo più lavorare e non sapevo come pagare la casa appena acquistata. Ma c'era il problema di non sapere nemmeno come affrontare le spese quotidiane per la mia famiglia. Non ha pensato di rivolgersi ai servizi sociali? Noi siamo una famiglia normale, che non è abituata a chiedere. Anzi, quando ho potuto, ho aiutato io famiglie in difficoltà, come quella di immigrati di un compagno di scuola di mio figlio, che avevano problemi economici. Trovarsi da un giorno all'altro senza lavoro, è un problema anche di dignità personale, è difficile chiedere aiuto, non sai a chi rivolgerti. L'incontro con Francesca Ferrari, mi ha aiutato anche sul piano psicologico, non solo materiale, e per questo ho voluto raccontare la mia storia. Glielo devo. Trentino Solidale ha sostenuto anche la sua famiglia? Sì, nel periodo più buio, quando dopo un mese all'ospedale, sono stato altri 4 agli arresti domiciliari, lontano da casa, i volontari di Trentino Solidale hanno aiutato la mia famiglia consegnando i pasti. Per me è stata una boccata d'ossigeno, in un momento dove tutto mi crollava addosso: io sono riuscito a reagire, ma certo non so come sarebbe andata a finire, senza l'aiuto di Francesca. Penso che un'associazione così, che riesce a raggiungere situazioni di povertà che non sono quelle codificate, ma che si possono verificare per un episodio imprevedibile, per un momento di difficoltà, sia da sostenere da parte dell'ente pubblico. Perché l'aiuto materiale non basta, ci vuole anche quello psicologico. Ora ha ritrovato la serenità? Sì, sono stato scagionato dall'accusa ingiusta e sono riuscito a riprendere il lavoro e i contatti con i miei clienti, rimettendomi in sesto anche dal punto di vista economico. Penso in ogni caso che le disgrazie aiutino a crescere. Ora sto bene e la mia famiglia ha superato le difficoltà ed è più unita di prima. Chi volesse contribuire a sostenere la rete Trentino Solidale, può rivolgersi alla sede di via Esterle 7, tel. 0461 982131 o all'ufficio di via Bolognini 98, sito: www.trentinosolidale.it

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