Trento, l'assessore Tomasi: «Il forno crematorio? Un buon vicino di casa»

Diversi gli esempi citati a sostegno della collocazione: l'impianto di Ferrarra, in centro città, quello di Berna con ristorante, quello di Derby (in Inghilterra) con albergo


Luca Marognoli


TRENTO. «Un buon vicino di casa, che non fa rumore, non fa fumo, non fa odori». Economico, ecologico, sensibile alle esigenze di intimità delle famiglie dei defunti, persino tecnologico grazie alle bare con codice a barre. L'assessore Renato Tomasi ha spiegato ieri al consiglio comunale perché è convinto che l'impianto crematorio vada fatto all'interno del cimitero monumentale.
IL LUOGO. Quello prescelto della giunta - ha affermato - «è di gran lunga il sito da preferire». Numerosi gli elementi a favore: non ci sono edifici nel raggio di 200 metri e la struttura deve essere realizzata in un'area cimiteriale già dotata di parcheggi, personale, magazzini e camere mortuarie. Dovranno essere realizzati ex novo solo la sala del commiato (esiste già il progetto) e il giardino delle rimembranze dove disperdere le ceneri. «La costruzione - dice l'assessore - si calerà perfettamente nell'esistente, anzi nemmeno la si noterà come invece succederebbe se la calassimo in altre realtà». Diversi gli esempi citati a sostegno della collocazione: l'impianto di Ferrarra, in centro città, quello di Berna con ristorante, quello di Derby (in Inghilterra) con albergo. In conclusione l'impianto verrà considerato «un buon vicino di casa: non fa rumore, non fa fumo, non fa odori».
LE EMISSIONI. Dopo i numerosi approfondimenti compiuti, l'assessorato ha «ricavato la certezza che non esiste un problema ambientale: le emissioni sono 10 volte inferiori al limite consentito». Esse sono paragonabili a quelle prodotte da una palazzina di 8 appartamenti. Tomasi cita le indagini effettuate: «Sono stati contattati ingegneri ambientali, chimici, primari di ospedali, analizzati i dati di altri impianti, è stata fatta una visita a Bolzano, abbiamo parlato con gli operatori di altri impianti, seguito convegni e sentito l'Istituto superiore di Sanità». L'impianto di cremazione - sottolinea l'assessore - «altro non è che un acceleratore di processi: fa in 70 minuti quello che la natura impiega 10 anni a compiere e lo fa in maniera ecologicamente più compatibile».
L'ECONOMICITA'. Il risparmio immediato per il Comune, e a cascata per le famiglie, è rappresentato dai 200 euro che non si dovranno sborsare più per trasportare le salme a Mantova. Lì la tariffa era di 348 euro, contro i 548 di Brescia alle cui strutture Palazzo Thun è stato costretto a rivolgersi per 15 giorni questa estate, mentre Bolzano riesce a far pagare (ai residenti in provincia) solo 200 euro.
Altro «grande risparmio», continua l'assessore, sarà «la mancata necessità di ampliamento dei cimiteri attuali», visto che la richiesta di terreno per le inumazioni diminuirà.
Decisivo il beneficio derivante dalla collocazione: «Non si deve espropriare - sottolinea Tomasi - ed è noto che con i costi degli espropri se ne va quasi il costo di metà dell'opera».
LA TECNOLOGIA. Gli ultimi impianti sono dotati di tecnologie per il telecontrollo e la diagnostica a distanza con assistenza tecnica 24 ore su 24. Inoltre le bare avranno un codice a barre «per dare ai familiari la sicurezza che le ceneri siano quelle del proprio caro».
IL TRAFFICO. Soprattutto in Circoscrizione c'è chi ha paventato un incremento del traffico dovuto al fatto che il servizio sarà esteso a tutta la provincia. La risposta dell'assessore è netta: «Nell'ipotesi più estensiva che si facciano sei cremazioni "esterne" e tre di salme già presenti al cimitero monumentale l'aumento del traffico sarebbe riferito a tre macchine più tre carri funebri al giorno. Se si pensa che in città entrano più di 100 mila macchine al giorno, queste cifre fanno sorridere». Esiste inoltre un traffico derivante dalle salme inviate in forni crematori di fuori provincia che verrebbe a scomparire.
LA PIETA' DEI FAMILIARI. «Non vogliamo un incenerificio ma una funzione sacra in cui al centro ci sia il rispetto della persona». E' questo, ad onor del vero, il punto messo in cima alla relazione di Renato Tomasi. Quando la cerimonia funebre finisce e la salma viene cariata sul carro funebre per essere mandata a Mantova, «rimane un senso di colpa per aver abbandonato il proprio congiunto nel momento in cui si voleva dimostrargli tutto l'affetto che sentiamo». Il tempio crematorio garantirà ai familiari tutta l'intimità richiesta: in attesa della consegna delle ceneri chi vorrà «potrà attendere in una sala apposita dove ci sarà la possibilità di bere un tè, un caffè e, perché no, anche di piangere assieme».

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