L’inizio nel 1968, poi l’ascesa fino al comando provinciale. «Le pantofole? Mai, ora penso ai giovani»

Trento: il pompiere Cappelletti si ritira

Dopo 42 anni di servizio attivo è diventato vigile del fuoco «onorario»



TRENTO. La divisa di vigile del fuoco volontario la indossò per la prima volta nel 1968, per diventare in seguito comandante del Corpo di Sopramonte, quindi ispettore del distretto di Trento ed infine, per dieci anni, presidente della Federazione provinciale dei Corpi dei vigili del fuoco volontari: da oggi, compiuti i 60 anni, Sergio Cappelletti lascia dopo 42 anni il servizio attivo, diventando vigile del fuoco "onorario". Sabato sera, i "suoi" pompieri, quelli di Sopramonte assieme ai Corpi di Baselga del Bondone, Cadine, Sardagna e Vigolo Baselga, si sono ritrovati a Vason del Bondone, presente anche il sindaco di Trento, Andreatta, per una Santa Barbara speciale, organizzata per ringraziare Cappelletti per quanto ha dato vestendo quella divisa. Con loro c'era anche il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai: «Sergio Cappelletti è stato ed è un uomo che più di altri ha impersonato, accentuandola, la funzione del volontariato. A lui va il mio personale grazie e quello di tutta la comunità trentina».
«Lascio il servizio con nostalgia - ha detto Cappelletti in occasione del ritrovo conviviale seguito alla messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Sopramonte, un rito eucaristico anch'esso speciale per il particolare ringraziamento riservato ai vigili del fuoco volontari "amici e difensori della montagna del Bondone" - e con l'orgoglio di appartenere alla grande famiglia dei vigili del fuoco volontari. In questi 42 anni ho insegnato molto ma è anche vero che ho sempre incontrato persone che mi hanno ascoltato. Lascio il servizio attivo con un messaggio ai vigili del fuoco: sostenete e curate la presenza e l'apporto dei giovani, sono il nostro futuro».
Cappelletti ha vissuto l'evoluzione del volontariato: «A Sopramonte mi sono misurato con i problemi locali per una decina d'anni: l'attrezzatura era minima, ma non c'erano le richieste che ci sono oggi. Il telefonino non esisteva e poi nei paesi la gente tende ad arrangiarsi. Poi sono arrivati i primi cercapersone, le radio, fino alle tecnologie attuali. Eravamo sette-otto, oggi siamo più di venti. Ma la solidarietà della gente è rimasta la stessa, almeno nei posti che hanno la caratteristica di paese».
Poi i grandi interventi, da Stava al terremoto dell'Umbria e prima ancora all'alluvione in Piemonte. Ma anche in Albania, appena caduto il governo comunista. Adesso le pantofole? «Non se ne parla neanche», ribatte. «Termino il servizio attivo ma continuerò a lavorare con i giovani».

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