Trento: gruppo di scout lombardiscende lungo l'Adige in gommone


Luca Marognoli


TRENTO. Sono passati sotto il ponte di San Lorenzo sul mezzogiorno, davanti agli sguardi incuriositi degli astanti (che facevano ciao ciao con la mano). Tre gommoni con a bordo 18 scout, tutti lombardi, tutti in cerca di una vacanza non più “on the road”, come ai tempi di Kerouac, ma “on the river”. Una vacanza sicuramente diversa, avventurosa ma senza particolari rischi. Da raccontare agli amici.
Difficile parlare con loro dalla riva. «Siamo di Sesto San Giovanni», grida una ragazza impegnata a remare e a salutare l’improvvisato pubblico. «Siamo partiti sabato da Bolzano». La meta è Verona, e una volta “doppiata” la diga di Mori (la loro Scilla e Cariddi, ma qui poco c’è da remare, bisogna solo raggiungere riva e caricare in spalla il gommone), l’obiettivo è sicuramente alla portata. A vederli, infatti, non sembrano dilettanti allo sbaraglio: hanno il giubbotto salvagente, quasi tutti il cappello o il foulard sulla testa (indispensabile sotto il sole che picchia), imbarcazioni che sembrano nuove o comunque in buone condizioni e una specie di piramide al centro del gommone coperta da teli impermeabili che custodisce biancheria di ricambio e suppellettili varie per il campeggio. L’umore è altissimo (ma il viaggio è appena iniziato): alzano i remi al cielo con grandi sorrisi stampati sul viso ed esultano.
Un avvistamento insolito, il loro. Ma non una novità assoluta: due anni fa ad affrontare i flutti comparve pure una zattera di legno, stile Vigiliane. Resta il fatto che la gente, oltre a salutare gli avventurosi navigatori, si ponga subito una domanda: si può fare? «Certo, l’Adige è navigabile fino alla diga di Mori», dice Roberto Coali, dirigente del servizio Bacini montani della Provincia. «Non servono autorizzazioni: come in qualsiasi lago o corpo idrico del Trentino. Sono necessarie se uno esercita attività con conducente, quindi un’attività cosiddetta commerciale. Sull’Adige è abbastanza raro: ce ne vengono segnalati pochi casi».
Però le segnalazioni arrivano. «Sì, incuriosita, la gente si chiede se sia possibile. Noi rispondiamo di sì: è come andare in montagna, ognuno deve valutare le proprie capacità e l’idoneità del mezzo. Non è invece consentita la navigazione a motore, in tutto il Trentino, tranne che per i mezzi di soccorso. Il corpo forestale vigila su questo».
Tutto è demandato quindi all’intraprendenza dei navigatori e alla loro capacità di organizzazione. «Chi lo fa adesso va un po’ all’avventura, localizzando a vista i punti di attracco», dice Coali. Ma altrove la pratica è molto diffusa. «E’ tipica l’usanza dei paesi d’Oltralpe e dell’Est: la Drava, ad esempio, viene navigata regolarmente. In futuro l’Adige potrebbe essere oggetto di attività simili a quelle che si svolgono sul Noce. E’ un ambito appetibile. E’ chiaro che se dovesse diventare un fenomeno di massa andrebbe regolamentato, autorizzando i punti di attracco, per una questione di sicurezza. Secondo me in futuro accadrà. E’ un’impressione, ma non vedo perché non si possa fare altrove e qui no. Da privato cittadino mi chiedo perché nessuno l’abbia ancora proposto».
Il fiume è adatto? «Per la canoa no (ci vuole acqua più stagnante), ma per kayak e gommone sì». E chissà che in futuro compaia anche qualche bar o ristorantino per i naviganti. Come sulla Senna.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera