IL CASO

Trento, Fumana rifiutato qui apre in Calabria il Museo della lirica 

Al collezionista di cimeli delle star dell’opera, snobbato dal Trentino, il Comune di Santa Severina offre un castello


di Sandra Mattei


TRENTO. Snobbato dal Trentino, adottato dai calabresi. La sua passione per il belcanto e per le sue stelle hanno portato Amedeo Fumana a frequentare i teatri più importanti d’Italia, ad essere lui stesso un baritono di tutto rispetto ed a diventare un collezionista di fotografie autografate, riproduzioni di costumi di scena, bozzetti, raccolte di articoli di giornale.

Ad 80 anni portati con disinvoltura e con un’eleganza invidiabile, Fumana ha vissuto quest’avventura inaspettata. Alle spalle l’organizzazione di concerti lirici con il Laglaia Lyric Ensemble e l’organizzazione di mostre in palazzi trentini come la Filarmonica, Torre Mirana, Palazzo Geremia, Villa Bortolazzi. Il suo unico dispiacere, quello di non essere riuscito ad avere uno spazio fisso per la sua collezione.

La richiesta negli anni è stata inoltrata ad interlocutori diversi, inutilmente. Fino a quando non è stato chiamato dal Comune di Santa Severina (Crotone), la cui amministrazione ha offerto al nostro uno spazio dove esporre. E che spazio. Santa Severina è uno dei borghi più belli d’Italia e può vantare un Castello costruito in epoca normanna.

A maggio, dopo l’invito dell’amministrazione calabrese ed i vari viaggi in quel di Santa Severina, l’inaugurazione del Museo della lirica. «E’ stata una soddisfazione enorme - racconta Fumana - potere disporre di uno spazio dove esporre i miei cimeli. Non solo, ho ricevuto anche la cittadinanza onoraria dall’amministrazione che mi ha ospitato. La passione di una vita, gli aneddoti sui cantanti più famosi della lirica, i costumi di scena e gli oggetti degli allestimenti, sono ora a disposizione di tutti melomani».

Nato ad Adria, Fumana ha iniziato fin da piccolo a coltivare la passione per l’opera. «Già nella mia città - racconta - ho potuto assistere ad opere liriche dei protagonisti di allora, da Beniamino Gilli a Franco Corelli, ma con il trasferimento a Torino, nel 1961, ho visto quanto di meglio offriva il teatro dell’opera». Sono i tempi d’oro della lirica, protagonisti Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco e le colleghe Renata Tebaldi, Adriana Lazzarini, Anna Moffo.

Su tutte, spicca la Callas, la divina, che Fumana frequenta quando si è già ritirata dalla scena, nel ’73, anno in cui porta a Torino “I vespri siciliani” come regista. «Andavo tutti i giorni ad assistere alle prove - ricorda - lei volle avere al suo fianco Di Stefano, che negli ultimi anni di vita le è stato vicino, dopo l’abbandono di Onassis. Ma le frequentazioni della Callas sono iniziate quando mi sono trasferito in Trentino e lei era moglie di Giovanni Battista Meneghini».

La sua collezione, esposta a Santa Severina, vanta soprattutto oggetti e articoli della divina: «In particolare - recita - meritano menzione le calzature, le parrucche, la bigiotteria, i jabot, ma anche le spade e pugnali dei cantanti che si sono esibiti nei maggiori teatri del mondo. Tutto questo materiale, allestito in un percorso formativo, rende possibile indirizzare il visitatore della mostra che ho fortemente voluto, alla scoperta dell'opera come veicolo culturale teatrale-musicale attraverso la conoscenza di interpreti celebri che l'hanno resa famosa nel mondo».

Con buona pace per gli amministratori trentini che non hanno saputo trovargli uno spazio qui.

 













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