Trento e quei mille spazi da riempire

Sordomuti, Sloi, palazzo Frizzera, ex Questura: tante opportunità per nuovi progetti. Come accadrà all’ospedale S. Chiara


di Mauro Lando


TRENTO. Fortunata è la città che dentro il suo perimetro mantiene spazi vuoti, oppure da riusare: la loro presenza consente di pensare se e come aprirvi cantieri, di fissare i tempi di utilizzo, di fare tesoro della loro disponibilità. In quegli spazi c’è quindi una città da immaginare e da modificare in base alle esigenze, il tutto senza invadere nuovi territori. Un esempio: nel 1965 il Comune comperò gli 8 mila metri quadrati del piazzale Sanseverino per costruirvi l’auditorium. Sono ancora vuoti e così, dopo tanti altri progetti, potranno auspicabilmente ospitare la biblioteca universitaria, ora incagliatasi in problemi che sanno di ripicca. Si provi invece a pensare a come si presenta una città, o una sua parte, senza aree vuote. Un esempio sotto gli occhi di tutti è la Bolghera: è tutta piena e non ha neppure una vera piazza. Doveva essere una “città giardino”, ma è diventata una “città di recinti” con qualche condominio che li sovrasta. Certo vi sono edifici di pregio in particolare degli anni Venti e Trenta del secolo scorso, certo la vivibilità è buona, ma il troppo pieno non fa guardare oltre.

A Trento non tutti gli spazi vuoti, o da riusare, sono pubblici, anzi se ne contano di importanti che sono di proprietà privata. Uno tra quelli di maggior pregio è l’area Sordomuti, denominata anche “buco Tosolini”, in via San Giovanni Bosco. Dal 1980 al 2005 qualche polemica e poi una lunga vertenza tra il Comune e l’imprenditore Pietro Tosolini ne hanno impedito l’edificazione. Nel 2005 si è finalmente raggiunto un accordo, ma il cantiere non è stato ancora avviato: probabilmente per la crisi dell’edilizia e del mercato immobiliare. Nel frattempo, dal maggio 2010 si è svuotato l’adiacente imponente palazzo di sette piani della vecchia casa di riposo. Il che non è senza conseguenze. Sarà possibile metter mano a quest’ultimo complesso senza tenere conto del vicino “buco”? Se il “buco” fosse stato edificato, come si potrebbe ora riedificare il terreno dell’ex casa di riposo di proprietà del Comune? Il tutto, va ricordato, ad un passo da luoghi strategici come piazza Fiera, il Centro Santa Chiara e l’auditorium.

Altri terreni “vuoti” sono quelli inquinati della Sloi e della Prada - Carbochimica, tra via Brennero e via Maccani. Vengono i brividi a pensare a cosa sarebbe successo se fossero stati riutilizzati all’indomani della chiusura delle fabbriche (Sloi 1978, Carbochimica 1984) quando ben poco si sapeva degli inquinanti nel sottosuolo. Adesso sono dei “giacimenti urbanistici” e, terminato il disinquinamento, al momento del loro utilizzo è probabile che ci troveremo in un’altra fase economica con diverse esigenze di urbanizzazione. Poco distante c’è fermo, e davvero brutto, il palazzo denominato Frizzera in via Brennero. Ma davvero tutti si sono dimenticati del progetto Busquets sull’utilizzo dell’adiacente ex scalo Filzi? Ma non è in quella zona che sbucherà la nuova ferrovia ad alta capacità con il possibile trasferimento o allungamento della stazione? È ora opportuno costruirvi l’ennesimo edificio direzionale?

Tra gli spazi pubblici oggetto di plurimi ripensamenti perché “vuoti” vi è piazza Mostra e la ex Questura. Luoghi già ricordati in queste pagine. La piazza è destinata ad accogliere un parcheggio sotterraneo ad uno o due piani ed una superficie arredata a giardino, mentre le ex scuderie del Buonconsiglio, fino al dicembre 2006 sede dalla Questura, non potranno che tornare al castello ed al suo Museo. Eppure, fino a non molti anni fa, tra Provincia e Comune si pensava ad un parcheggio interrato di quattro piani, il cui primo piano sarebbe diventato l’area espositiva (e magazzino) del tante volte vagheggiato museo archeologico, il quale doveva avere sede nell’ex Questura. Per quella zona c’è anche l’ipotesi del tunnel sotto via dei Ventuno ed oltre, ma va lasciata come sogno di un qualche futuro sindaco visionario. Un altro spazio un tempo pieno è il quartiere delle “palafitte” demolite e da demolire nel rione di San Bartolomeo. Il progetto c’è, ma se entra nel tunnel delle mediazioni rischia la fine di quello a suo tempo previsto per l’area delle ex caserme Diaz in via Veneto: non si è fatto nulla. Poco male: il vuoto si può sempre riempire.

All’orizzonte c’è la “madre” di tutti gli spazi pieni, da svuotare e da, eventualmente, riempire: è l’area dell’attuale ospedale Santa Chiara. Il nuovo ospedale nella zona delle caserme della Clarina è sulla rampa di partenza, passeranno anni prima del suo completamento, ma arriverà il momento di decidere su cosa fare di quel grande complesso della Bolghera. Fortunata sarà la generazione di amministratori e di cittadini che potrà pensare a questo altro pezzo di città da creare dentro la città.

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