Trento e Padova, prove di dialogo 

La facoltà contesa. Mercoledì le due università si incontreranno per verificare se c’è la possibilità di un accordo entro il 22 gennaio quando deve essere presentata la richiesta di accreditamento al ministero. Fugatti: «Dobbiamo risolvere il problema della mancanza di medici»


Ubaldo Cordellini


Trento. Prove tecniche, e anche timide, di dialogo tra Padova e Trento. Mercoledì prossimo si terrà una riunione tra il rettore Paolo Collini, rappresentanti dell’Università veneta e funzionari della Provincia. Segno che si prova a uscire dalle sabbie mobili in cui è finito il progetto di una facoltà di medicina a Trento che rischia di restare fermo a causa del muro contro muro tra Provincia da un lato e università di Trento dall’altro. Adesso si prova uscire dallo stallo unendo i punti forti di entrambi i progetti, dal lato di Trento il collegamento con il territorio e la possibilità di sfruttare fin da subito docenti per tutta l’area preclinica e dal lato di Padova l’esperienza e la il vantaggio nel poter ottenere senza difficoltà l’accreditamento visto che l’ordinamento del corso di medicina non farebbe altro che ricalcare quello che Padova ha già. E i tempi ormai sono stretti. Infatti la richiesta di accreditamento deve essere presentata entro il 22 gennaio al Ministero. Nella prima fase, viene valutato l’ordinamento del corso di medicina e la sua organizzazione. Il rettore Collini conferma che Trento presenterà la sua richiesta in base al progetto illustrato anche ai primari dell’Azienda sanitaria: «Noi presenteremo la richiesta di accreditamento che in questa prima fase tiene conto degli aspetti didattici e dell’organizzazione del corso». Anche Padova dovrà presentare la richiesta di accreditamento anche se dal punto di vista dell ordinamento didattico è avvantaggiata perché non dovrà altro che replicare quello che ha già, quindi la sua richiesta dovrà illustrare soprattutto gli aspetti logistici e organizzativi. Poi, un secondo momento, si dovrà affrontare l’aspetto finanziario. E sotto questo profilo Trento sarebbe avvantaggiata. Infatti Padova dovrebbe presentare un piano economico con l’orizzonte di quindici anni. Tenendo conto che in questo arco di tempo un professore ordinario costa un milione e 950 mila euro e un associato un milione e 300 mila euro, si arriva a un costo di almeno 30 milioni di euro solo per i docenti. Trento, invece, potrebbe non dover presentare un piano del genere, dal momento che potrebbe ottenere i fondi dal suo finanziatore istituzionale, ovvero la Provincia. E proprio qui sta il punto. Finora la Provincia sembra preferire Padova, ma il presidente Fugatti ora spiega che l’importante è arrivare al risultato: «Trento e Padova si incontreranno la prossima settimana e io auspico che già da ottobre si possa partire sia con il quinto anno che con il primo anno di medicina. In questo modo potremo avere presto i medici. Io voglio risolvere il problema che hanno le persone comuni. Non penso che né io né il rettore avremmo problemi a trovare un medico se ne avessimo bisogno, ma chi vive in molte valli del Trentino potrebbe avere questo problema. Quindi noi dobbiamo fare in modo che questo problema si risolva e dobbiamo farlo il prima possibile anche rispettando le prerogative dell’Università, ma tenendo conto dellle esigenze dei trentini».















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