Trento centro, il casello dei desideri

È chiuso da maggio ma la tangenziale è un imbuto. E in tanti chiedono la riapertura


Paolo Morando


TRENTO. È chiuso ormai da quasi otto mesi e nulla fa presagire che riaprirà. Ma dal 23 maggio dello scorso anno, quando le sbarre all'uscita si abbassarono per non rialzarsi più, le polemiche non si sono mai spente. È il casello autostradale di Trento centro, sostituito per chi arriva in città da quello di Trento sud, che aveva aperto una ventina di giorni prima. Avrebbe dovuto decongestionare tutta la zona della rotatoria di via Berlino, cosa in effetti avvenuta. Ma i disagi si sono spostati altrove. Il risultato, secondo i tecnici dell'Autobrennero, sembra essere stato raggiunto.

Ad aprile 2011, poco prima dell'entrata in funzione del nuovo casello, a Trento centro si contavano mediamente 7.200 automobili in uscita (cifra analoga a quella relativa ai mezzi in entrata, pari a 7.400), 5.500 invece quelle che utilizzavano lo svincolo di Trento nord. Dopo l'apertura di Trento sud, e via via che trascorrevano i venti giorni di coesistenza fra i tre caselli (mentre il sindaco Alessandro Andreatta avrebbe preferito una chiusura immediata), la situazione è totalmente cambiata: il traffico in uscita dall'A22 si è progressivamente spostato da Trento centro a Trento sud, fino a raggiungere una media giornaliera di oltre 5.300 mezzi, mentre la quota restante di circa 2 mila passaggi si è invece spostata su Trento nord.

Una "rivoluzione" che ha avuto effetti benefici anche per quanto riguarda il traffico in entrata in autostrada, sia in direzione Modena che verso il Brennero. Benché il casello di Trento centro sia rimasto aperto senza interruzioni per chi intendeva accedere all'ausotrada, la quota di mezzi si è drasticamente ridotta: da 7.400 si è infatti passati agli attuali 2.500, segnale evidente che le abitudini dell'automobilista (obbligato a fare a meno di Trento centro per uscire dall'A22) sono mutate anche al momento di entrarvi.

Fin qui le cifre, che sembrano sostenere la bontà della scelta dell'Autobrennero. Una scelta, va detto, che traeva origine da un precedente accordo con la Provincia e il Comune in vista della realizzazione del nuovo casello di Trento sud. Tutto bene dunque? Non proprio. Scorrendo le cronache degli ultimi mesi, non si contano le giornate in cui il traffico lungo la tangenziale è stato sotto pressione proprio a causa della chiusura di Trento centro.

Il motivo è ovvio: il traffico in uscita dall'A22 e diretto in città, che una volta finiva nel "budello" della rotatoria di via Berlino (dove confluiscono anche i mezzi diretti verso la valle dei Laghi, il Garda e le Giudicarie), è stato semplicemente spostato di qualche chilometro a sud e convogliato in tangenziale. Che in più occasioni ha dimostrato di non essere in grado di assorbire l'aumento di mezzi in transito rispetto al passato, nonostante le diverse possibilità di uscita per l'accesso in città. Con il risultato insomma, invece di eliminarlo, di trasferire il problema lontano da via Fratelli Fontana e dal quartiere di Cristo Re, con innegabili vantaggi per i residenti, ma senza portare effettivi benefici agli automobilisti. Per i quali, una volta bloccati in coda, ha poca importanza il punto in cui si colloca l'ingorgo.

E le richieste di riaprire il casello di Trento centro, mai scomparse, si sono via via rafforzate. A metà luglio scorso, il più clamoroso dei "sabati neri" sulla tangenziale. Ma l'assessore provinciale ai trasporti Alberto Pacher era stato netto: «È vero che c'è stato un aumento di traffico in tangenziale sud, circa 4 mila passaggi in più sui 40 mila giornalieri. Ma a poco a poco il traffico si sta distribuendo». Salvo riacutizzarsi ciclicamente, con picchi spesso davvero insostenibili. Che dunque ripropongono la questione: è stato giusto chiudere il casello?













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