Trento, cane diventa cieco. I pastori proprietari: «E' colpa dell'orso»

La difesa di due pastori accusati d'aver maltrattato l'animale, poi abbattuto


Paolo Tagliente


TRENTO. Il cane era diventato cieco. Irrimediabilmente cieco e il veterinario aveva deciso di sopprimerlo per mettere fine alle sue sofferenze. Per la Procura di Trento i responsabili di quella morte sono i due proprietari dell'animale, due pastori della valle del Sarca, che dovranno rispondere del reato di maltrattamenti. Ma loro si difendono: è tutta colpa dell'orso.

I fatti risalgono all'ottobre del 2008 quando, su segnalazione di un ambientalista, i carabinieri si recano alle Viote. Lì pascolano circa 400 pecore custodite da un pastore rumeno e da quattro cani.

Uno degli animali è legato ad un albero con una catena lunga circa un metro e mezzo, con le ciotole di cibo e acqua vuote. È un meticcio di circa 7 anni e i suoi occhi fanno impressione: sono due sfere rosse sanguinolente e non occorre essere dei veterinari per capire che il cane è cieco. Il romeno spiega ai carabinieri di lavorare per due pastori locali - padre e figlio di 53 e 30 anni - cui giorni prima avrebbe segnalato le condizioni del cane, ma esito.

I militari dell'Arma avvisano l'Unità operativa di igiene e sanità pubblica veterinaria e il pomeriggio stesso un veterinario e un tecnico della prevenzione, salgono alle Viote: dispongono che il cane venga subito visitato da un veterinario, quindi tenuto a casa e, entro il 13 ottobre, i proprietari presentino presso l'unità operativa veterinaria un'attestazione che confermi la visita veterinaria e copia della ricetta con le terapie prescritte. Le disposizioni vengono rispettate, ma anziché la ricetta con le cure, il pastore più giovane si presenta all'ufficio dell'azienda sanitaria con la dichiarazione del veterinario che attesta l'avvenuta soppressione eutanasica dell'animale, irriversibilmente cieco, su richiesta del proprietario stesso.

La documentazione arriva alla Procura di Trento e, nei confronti di padre e figlio, viene emesso un decreto penale di condanna che impone loro, accusati di maltrattamenti nei confronti dell'animale, una multa di 5 mila euro ciascuno. I due si rivolgono subito all'avvocato trentino Claudio Tasin e si oppongono al decreto: respingono ogni accusa perché i problemi agli occhi del cane sarebbero stati causati non da maltrattamenti, ma dal continuo abbaiare dell'animale che, notti prima, aveva avvertito la presenza sul Bondone dell'orso. Uno sforzo prolungato e disperato che avrebbe provocato la rottura dei capillari presenti nei suoi occhi. E così, il 24 giugno prossimo, la vicenda approderà in tribunale, per la prima udienza.













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