STIPENDI PUBBLICI

Trento, buste paga sostanziose per i dirigenti provinciali

Quelli con incarichi di maggior responsabilità guadagnano dagli 8 ai 12 mila euro al mese


Luca Petermaier


TRENTO. Hanno grandi responsabilità, prendono decisioni importanti, sono il riferimento di decine di sottoposti. E per questo vengono anche ben pagati. Dagli 8 ai 12 mila euro al mese, mica male. Sono gli stipendi dei dirigenti provinciali, il 7% della spesa complessiva del personale.
 Le buste paga dei dirigenti sono uno dei segreti meglio custoditi di Piazza Dante. Sul loro ammontare e sui premi che le integrano si interrogano perfino gli stessi protagonisti, curiosi di sapere quanto porta a casa il vicino di stanza. Il disegno di legge della giunta provinciale - che ha recepito il decreto Brunetta - ha introdotto anche in Provincia l’obbligo di rendere pubblici gli stipendi annuali delle figure apicali della struttura. In attesa (a chi interessa, naturalmente) di poter curiosare nelle buste paga dei dirigenti provinciali scorrendoli per nome e cognome, in questa pagina possiamo «gustare» un aperitivo sulle cifre che girano. Benché anonime sono pur sempre indicative dei livelli retributivi dei manager pubblici trentini, del loro numero e della percentuale di incidenza rispetto alla spesa totale per il personale. Le informazioni sono state rese note dallo stesso presidente della Provincia Lorenzo Dellai in risposta ad un’interrogazione del consigliere del Pdl Giorgio Leonardi.
 Leonardi chiedeva alla Provincia un atto di coraggio: anche se il decreto Brunetta non si applica(va) in Trentino (ora è stato recepito) perché non rendere noti comunque gli stipendi dei dirigenti con un’operazione trasparenza? Il consigliere ha messo nero su bianco le richieste inoltrando un’interrogazione al Consiglio provinciale. La risposta di Dellai (che ha le competenze sul personale) è arrivata lunedì 22 febbraio.
 Ai vertici retributivi della Provincia siedono i dirigenti generali. Tra di loro ci sono quelli «ad esaurimento» (cioè assunti con il vecchio contratto) che mantengono la qualifica per tutta la vita professionale (tra loro, ad esempio, c’è Carlo Basani, responsabile del Dipartimento istruzione) a cui si aggiungono 18 dirigenti generali ad incarico, cioè quelli nominati dalla giunta con un incarico a termine: ogni cinque anni possono rimanere o essere retrocessi, con relativi cali di stipendio. Nelle proprie fila la Provincia annovera anche quattro dirigenti «con contratto a termine», figura inusuale che definisce quei dirigenti andati in pensione o comunque usciti dall’amministrazione e poi «recuperati» con un contratto ad hoc. Un esempio per tutti: Ivano Dalmonego, il padre della legge anticrisi.
 Scendendo nella scala gerarchica troviamo i dirigenti di servizio o di strutture equiparate (come le Agenzie). Qui gli stipendi sono meno «pesanti», ma di tutto rispetto, mediamente intorno ai 6500 euro lordi al mese. A queste somme (formate dallo stipendio base e dalla retribuzione di posizione, graduata in base al tipo di servizio o dipartimento guidato) vanno aggiunti i premi di risultato, determinati in base a come il dirigente ha lavorato, ai risultati raggiunti, al rapporto con i dipendenti, all’efficienza apportata o al rapporto con i cittadini. In genere i premi ammontano ad una mensilità lorda. Le retribuzioni di dirigenti generali e dirigenti di servizio incidono sulla spesa del personale per il 2,8% e il 4,2%













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