Il professionista ha fatto confusione con una precedente istanza e non ha chiesto la sospensione della pena

Trento: artigiano in carcere per 134 euro non versati all'Inps

Si tratta dei contributi che l'uomo non ha versato nel 2006 a un dipendente. La condanna a tre mesi è diventata definitiva e lui si è dimenticato di chiedere la sospensione della pena


Paolo Tagliente


TRENTO. Se siete abituati a firmare documenti con una certa leggerezza, senza prestare attenzione al loro contenuto, è il caso che leggiate quest'incredibile storia.

Protagonista un tranquillo artigiano trentino che, per aver fatto confusione tra due istanze, ora è in carcere.

L'uomo, sposato e padre di una bimba che frequenta le scuole elementari, ed è titolare con la moglie di una piccola azienda. Quando accadono i fatti che l'hanno portato in carcere, però, l'uomo conduceva un aziendina in proprio. Ed è ad uno dei suoi dipendenti che, qualche anno fa, il poveretto omette di versare un contributo Inps di 68 euro.

La mancanza viene scoperta e, poco dopo, l'artigiano viene condannato a un mese di carcere e a 300 euro di multa. Pena che ovviamente non sconta perché, dopo la richiesta di sospensione presentata dal suo avvocato d'ufficio, l'uomo viene ammesso alla misura alternativa alla detenzione.

Misura che ha termine circa un mese fa. A quel punto l'uomo è tranquillo e quando, nelle settimane successive, gli vengono recapitati altri documenti riguardanti una condanna per omissione dei versamenti lui non si preoccupa e firma.

Ma la sua serenità non ha ragion d'essere. E l'artigiano lo scopre martedì scorso, attorno alle 19, quando riceve una telefonata dei carabinieri di Trento che lo invitano a recarsi in caserma per ritirare un documento.

Pensa si tratti della sospensione della pena e, invece, scopre che è l'esatto contrario: è la revoca dell'ordine di sospensione relativa ad una seconda condanna per il mancato versamento, nel 2006, di contributi previdenziali e assistenziali di 134 euro.

Una cifra irrisoria, insomma, ma la legge non ammette ignoranza: l'artigiano, che s'era evidentemente confuso, non ha presentato istanza di sospensione della pena entro i 30 giorni disponibili. E così, incredulo e sotto choc, dopo una drammatica telefonata con la moglie, l'uomo viene trasferito in carcere a Trento.

«Sono scandalizzata dal modo in cui siamo stati trattati - commenta la donna, che si è rivolta all'avvocato Marcello Paiar per cercare di risolvere il problema - in un paese dove in galera non ci vanno nemmeno gli assassini, per non parlare dei "geni" della finanza italiana e anche trentina che hanno messo in ginocchio migliaia di famiglie. Si parla di ammanchi di milioni di euro e mio marito in carcere da tre giorni per 200 euro.

Lascio a voi eventuali altre considerazioni - conclude la signora, che pur ammette le responsabilità del consorte - nella speranza che mio marito possa passare il Natale con sua figlia e la nostra famiglia, contando sulla bontà di un Babbo Natale che quest'anno si chiamerà "illustrissimo magistrato di sorveglianza".

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