SALUTE

Tremila trentini a letto con l’influenza 

La dottoressa Zuccali (Igiene e sanità pubblica): «Non siamo ancora al picco, ma l’incidenza è minore dell’anno scorso»  


di Sandra Mattei


TRENTO. «Non è ancora il picco, ma i casi stanno crescendo da una settimana all’altra», spiega Maria Grazia Zuccali, responsabile dell’Unità operativa di Igiene e sanità pubblica, a proposito della diffusione dell’influenza.

La dottoressa afferma, a proposito dei numero dei casi: «Grazie ai nostri medici sentinella, abbiamo ogni settimana un aggiornamento dei casi di ammalati di influenza. L’ultimo è di lunedì scorso e registra un’incidenza di sei casi su mille, il che significa 3000 ammalati in tutto il Trentino, dei quali una gran parte bambini, che rappresentano un sesto del totale. I casi sono in crescita rispetto alla settimana dal 10 al 16 dicembre, nella quale si fermavano a 4 - 5 su mille. Va detto però che la crescita è molto più graduale di quanto si è verificato nel 2017, anno nel quale l’epidemia dell’influenza è stata molto più virulenta.».

A cosa si può attribuire la diffusione più o meno virulenta dell’influenza?

L’anno scorso c’è stata una diffusione molto più rapida e diffusa, perché il vaccino non era stato efficace ed aveva coperto il virus A, mentre quello dell’influenza era stato di tipo B. Quest’anno possiamo assicurare che il vaccino coprirà i quattro i ceppi dell’influenza, per cui sarà molto più sicuro. Preciso che è l’Organizzazione mondiale della sanità a stabile ogni anno che ceppi inserire nel vaccino.

In che percentuale si è vaccinata la popolazione?

Posso dare il numero dei vaccini distribuiti ai nostri medici di famiglia, che sono stati 85 mila rispetto ai 78 mila dell’anno scorso. Per sapere la percentuale dei vaccinati, si dovrà attendere la fine di gennaio, quando i medici inviano il numero delle persone a rischio e degli ultra 65enni.

A livello nazionale, quando si diffondono i dati, il Trentino risulta sempre tra le province più colpite. Perché?

Non è perché da noi ci si ammala di più. Com’è noto, i dati della diffusione dell’epidemia influenzale sono ricavati dalle segnalazioni dei medici sentinella, 13 in tutta la provincia tra medici di famiglia e pediatri, che ogni settimana trasmettono all’Azienda sanitaria i dati. Le regioni che hanno un’incidenza maggiore rispetto alle altre, che si aggira su 3 o 4 casi su mille abitanti, deriva dal fatto che i nostri medici sono più tempestivi ad inviare i dati.

È più diffusa l’influenza intestinale, come pare essere dal sentito dire?

I bambini è facile che siano colpiti dalla forma intestinale, ma negli adulti l’influenza è quella che colpisce le prime vie respiratorie e che provoca la febbre. Questi sono i sintomi per cui la diagnosi è l’influenza. Diarrea e vomito, sono sintomi di un malessere, ma non del virus influenzale.

Ci sono state segnalazioni di forme gravi?

No, rispetto all’anno scorso che c’erano stati 16 ricoveri, quest’anno non ci sono stati ancora casi del genere. Ma il picco si manifesterà tra due o tre settimane, perciò è ancora presto per dire come si evolverà la situazione.

Perché si manifestano casi più gravi?

I motivi possono essere due: o non è stato somministrato il vaccino del ceppo prevalente, o la vaccinazione non è stata efficace, perché nell’anziano il sistema immunitario non risponde come dovrebbe.

È vero che i medici sono i primi a non vaccinarsi?

Noi dell’Azienda abbiamo raccomandato in forma perentoria la vaccinazione e abbiamo distribuito le dosi sia ai medici che agli infermieri. Vedremo se c’è stato un incremento.













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