«Trasporti, Trento sta sbagliando tutto»

Dopo le dimissioni dal cda di Trentino Trasporti, Antonella Valer attacca il Comune: «Va aumentato il prezzo dei parcheggi»


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Antonella Valer siede dal 2004 nel cda di Trentino Trasporti (ora Esercizio), con un'idea di mobilità integrata, quale bene comune. Si è dimessa in questi giorni, a seguito del taglio del servizio di trasporto pubblico a Trento, deciso dal Comune, e dopo che una sua proposta concreta per evitarlo, avanzata alla Giunta, non è stata attuata.

In cosa si sta sbagliando secondo lei?

Non attuando la riorganizzazione del servizio annunciata per la seconda metà del 2011. Si utilizza la crisi e la necessità di ridurre la spesa pubblica, senza dare alla politica della mobilità una prospettiva di medio-lungo periodo. Il sistema del trasporto pubblico urbano di Trento è frutto di un progetto innovativo attuato dal 2002. Era prevista una seconda fase, frutto della progettazione costata due anni di lavoro congiunto tra Comune di Trento e servizio urbano di Trentino trasporti esercizio. Si trattava di un importante “efficientamento”, con minori tempi di percorrenza, razionalizzazione delle corse, riduzione dei possibili ritardi, senza maggiori oneri finanziari a carico dell'ente concedente.

Col taglio del servizio invece cosa succede?

Non sarà realizzato il progetto di riorganizzazione atteso. Il servizio retrocede a prima del 2002, mettendo in discussione il sistema cadenzato del piano Huesler. Si compromette l'efficienza complessiva e si incoraggia uno spostamento delle scelte dei cittadini dalla mobilità pubblica a quella privata, con un effetto vizioso che rischia di portare ulteriori tagli, peggiorando la situazione.

Voi avete fatto dei calcoli?

Per risparmiare 300.000 euro sul 2012 si è impedita la messa in atto di un piano che avrebbe migliorato il sistema, senza aumentarne i costi. Facciamo i conti in altro modo, allora. Gli studi della Confindustria dei Trasporti dimostrano che ogni euro investito nel trasporto pubblico produce quattro euro di valore per la comunità, in posti di lavoro qualificati e non delocalizzabili e come riduzione della spesa pro-capite nel trasporto. Le città che hanno investito in modo efficace nel trasporto pubblico hanno una spesa inferiore a quelle con una mobilità basata sull'auto privata. Poi ci sono i costi indiretti che il trasporto pubblico riduce: i danni alla salute (incidenti e inquinamento) e il tempo perso nel traffico.

Cosa si dovrebbe fare adesso a Trento?

Se il problema sono le risorse, si può indagare dove reperirne altre, a partire dalle priorità politiche dichiarate (come il programma di governo della città) e condivise (come il Piano urbano della mobilità). Negli ultimi mesi avevo proposto un piano di azioni, che ero disposta a rielaborare con un gruppo di volontari. Ad esempio, parcheggiare ed entrare in ztl per un residente costa meno dell'abbonamento annuale al trasporto pubblico (a fronte di 243 euro per l'autobus, un residente parcheggia con 180 euro all'anno). Adeguando il costo a 200 euro, avremmo ottenuto 82.000 euro nel 2012. Si potrebbe inoltre aumentare il costo della sosta vicino al centro, oggi è uno dei più bassi in Italia, tenuto conto dell'inflazione è più basso di quando la tariffa del parcheggio è stata introdotta; un'ora di sosta è ancora concorrenziale rispetto al biglietto del bus corsa semplice. Avremmo 120.000 euro di entrate. Insomma, c'erano varie soluzioni da provare, fra cui quelle citate. Non si è voluto. Mi sono dimessa proprio perché si aprisse il dibattito e per tornare a dare un contributo da cittadina e utente.

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