Top Center, chiuse tante serrande Piccoli negozi in crisi 

I commercianti lamentano affitti uguali per tutti: «Vanno differenziati a seconda della posizione»



TRENTO. Più che una crisi vera e propria, quella del Top Center pare essere una trasformazione in corso con le attività sviluppate su grandi superfici, a scapito dei piccoli negozi. Al piano terra sono due i negozi chiusi, al primo piano uno in vendita (l’ex Ottica Benini), uno chiuso ( l’ex Tacco Svelto) ed un altro dove è in corso una svendita per cessata attività.

Una realtà che rapportata alla sessantina di attività commerciali presenti non è certo un dato positivo. La particolarità è che praticamente uno di fronte all’altro e quindi in barba ad una concorrenza diretta, si confermano tre sexy shop: tutti al piano terra. Ma anche quattro punti vendita di diversi operatori telefonici anch’essi attigui. Si può dire che i punti vendita di grande superficie sia nel campo della ristorazione che dell’abbigliamento spesso in franchising, ma anche oreficeria stanno prendendo il posto dei piccoli-medi negozi. I problemi sono noti e vanno dall’obbligo di divisione delle spese generali, a quello delle aperture obbligate. Paola è una commessa di un negozio d’abbigliamento: «Quando abbiamo aperto sembrava tutto facile: tanta gente quindi potenzialmente tanti clienti, locali belli e visibilità massima. Il lato negativo è che bisogna attrezzarsi ad un’apertura in orario continuato e sette giorni su sette: per le grandi catene non è un problema, mentre lo è per i piccoli commercianti che non possono permettersi spese aggiuntive per il personale». Un’altra osservazione è legata al fatto che tutte le iniziative del Centro commerciale siano decise dalla direzione e che poi le spese siano ripartite tra tutti i commercianti: sia quelli che se le possono permettere, ma anche chi può essere in difficoltà economica.

C’è poi il problema degli affitti praticamente indifferenziati per la zona in cui si trovano i negozi. Logicamente uno centrale, piuttosto che uno posizionato nelle gallerie laterali, ha una potenzialità di intercettare clienti del tutto diversa. È vero che è evidente un tentativo di affiancare attività di richiamo come lo possono essere le sale giochi, ma la posizione defilata resta un problema. Dai commercianti la proposta di differenziare le locazioni anche in maniera sostanziale sulla base della posizione e quella di segnalare le singole attività in maniera più evidente e frequente, rispetto alla situazione attuale. Un risvolto negativo delle attività che si sviluppano su ampie superfici, è quello che nei giorni festivi – ma alcune anche il sabato – sono chiuse. È il caso delle mense self - service, dei bar con ampi spazi per la ristorazione. Nei giorni feriali non ci sono zone vuote, mentre nei festivi la situazione cambia radicalmente. Un interrogativo finale: all’interno del Top Center non trovano spazio i bazar cinesi. Sarà per una scarsa appetibilità commerciale, per gli elevati costi o semplicemente perché il Centro Commerciale non è giudicato strategico? (d,p.)













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