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Tommaso Lapiana: «Strage evitata per pochi minuti»

Il ventenne trentino lavora su corso Ku’damm a poche centinaia di metri dal mercatino della strage


di Sandra Mattei


TRENTO. È tornato a lavorare, proprio sul corso Ku’damm a poche centinaia di metri dal mercatino teatro dell’attentato terrorista. Tommaso Lapiana, ventenne, è da tre mesi a Berlino insieme ad altri amici trentini: sono tutti i componenti del gruppo musicale, gli Exercoma, formato da Alessandro Beso, Michelangelo De Cia e Nicola Lunelli. Un’avventura intrapresa con entusiasmo e con passione, che ha avuto questo brusco impatto con il rischio di ritrovarsi al centro dell’attacco che i terroristi islamici stanno sferrando all’Occidente. Racconta Tommaso: «Abito a Kreuzberg, ma lavoro a Charlottenburg, in un negozio della “Camper” a pochi metri dal mercatino di Natale. Ieri (lunedì, ndr.) ho finito di lavorare proprio poco prima dell’attentato, alle ore 20 ho chiuso il negozio e sono uscito alle 20.15. Non mi sono reso conto di niente, perché ho preso la metropolitana proprio nel momento in cui si verificava la strage. Una mia collega invece, che era in bicicletta, si è vista arrivare contro la gente terrorizzata, che stava scappando dal mercatino in balia del camion lanciato contro la folla».

Gli chiediamo come è il clima il giorno dopo. «I mercatini sono stati tutti chiusi, ma in centro, sulla Kurfürstendamm che è la via dello shopping, la gente affolla i negozi, in particolare i turisti. Insomma, non sembra che ci sia particolare preoccupazione». Molto preoccupato era invece il padre di Tommaso, Lele (musicista versatile e sperimentale), che appena saputo dell’attentato l’ha cercato per accertarsi che tutto andasse bene. «Io mi sono preoccupato - aggiunge Tommaso - dei miei amici, ma per fortuna stanno tutti bene. Però siamo tutti scossi, perché quando simili tragedie ti succedono dietro casa, la sensazione di insicurezza è forte. Ne abbiamo anche discusso in negozio, perché la mia responsabile diceva che non andrà più ad un mercatino di Natale ed in luoghi affollati, mentre la maggior parte dei miei colleghi sono convinti che si deve continuare a vivere, non si può chiudersi in casa. Ed anch’io sono d’accordo: la vita continua».













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