tribunale

Testamento falsificato trentina condannata

La donna accusata di volersi impossessare del patrimonio dell’amica anziana che sfiorava gli 800mila euro. Incastrata dal grafologo: 4 mesi la pena



TRENTO. Era accusata d'aver falsificato il testamento dell'anziana di cui era amica e di cui s'era presa cura. Lo scopo, ovviamente, era quello di riuscire a mettere le mani su gran parte dell'eredità: quasi 800mila euro. Lei, una sessantaduenne della Val di Non, al termine di un lungo processo, è stata condannata a 4 mesi di reclusione e il giudice ha inoltre dichiarato la nullità del testamento stesso, datato 14 luglio 2012.

La complessa vicenda ha inizio nei giorni successivi al 3 agosto del 2012, giorno della morte dell'anziana a 87 anni, quando si scopre che la donna aveva modificato per ben tre volte il testamento nel giro di pochi giorni, qualche settimana prima di morire. Lo

C’è infatti un primo testamento olografo, del 28 giugno 2012, con il quale la quasi novantenne lasciava un appartamento alla cugina che vive a Milano, uno all’amica e disponeva che due terzi dei risparmi andassero alla signora che le era stata vicina e l’aveva assistita durante la malattia e la parte restante, un terzo, alla parente. Se fosse rimasto tutto così, chissà, forse non sarebbe accaduto nulla. Il giorno successivo, invece, il 29 giugno, l’anziana aveva firmato un atto di donazione da 200 mila euro per l’amica.

E a quel punto, la cugina lombarda qualche dubbio sulla trasparenza della donna trentina aveva iniziato a nutrirlo. Dubbio che è diventato rabbia quando s'è scoperta una terza scrittura, datata 14 luglio 2012: un secondo testamento olografo, con cui l'anziana disponeva di lasciare all’amica nonesa le chiavi di una cassetta di sicurezza e il suo contenuto: 5mila euro.

Ed è proprio su quest'ultimo testamento che donna milanese ha deciso di chiedere un accertamento sull’autenticità del documento da parte di un grafologo.

E secondo l'esperto quel testamento sarebbe stato apocrifo, non autentico, insomma. A quel punto era partita la doppia denuncia: civile e penale. Sul primo fronte, le parti hanno raggiunto un accordo tempo fa mentre sul secondo la vicenda s'è conclusa con la condanna della donna trentina, pronunciata dal giudice Enrico Borrelli, al termine di un lungo processo iniziato nell’ottobre del 2014.

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