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Terme, vietato il costume: è protesta

I pazienti denunciano: «Obbligati a prendere il sole in solarium, al costo di 5 euro». E parte la raccolta firme


di Sandra Mattei


COMANO TERME. Una protesta di qualche voce isolata e che ora sta montando, coinvolgendo sempre più persone. La potremmo definire la protesta per il “sole libero”, quella che si registra alle Terme di Comano e che ha come protagonisti alcuni pazienti che da anni si rivolgono alle cure dello stabilimento, affermate in campo nazionale proprio per la loro eccellenza nella cura delle malattie della pelle e della psoriasi in particolare. È successo che la protesta, prima latente, ora sia sfociata in una raccolta di firme che è stata consegnata al direttore delle Terme, chiedendo che si cambi il regolamento, nel punto in cui si vieta che i pazienti prendano il sole in costume e, soprattutto, li si obblighi a prenderlo solo in una terrazza solarium, per di più a pagamento.

Proprio così, non solo agli utenti non è consentito di prendere il sole in costume, ma per prenderlo li si obbliga ad accedere al solarium, all'ultimo piano dello stabilimento, per l'accesso del quale si deve pagare 5 euro. Lo racconta una delle pazienti che da più di dieci anni frequenta le Terme e che è incappata in queste restrizioni: è Erica Pranovi, psicanalista di Vicenza. «Vengo a curarmi per la psoriasi da anni - spiega - e già in passato avevo avuto da discutere con il personale, perché mi hanno sconsigliato di prendere il sole sulla terrazza dello stabilimento con il reggiseno del costume e i pantaloncini. Faccio notare che chi soffre di psoriasi, ha prescritto nella cura l'esposizione al sole, non prolungata, ma di mezz'ora al massimo, ma tutti i giorni. Ho avuto di recente anche un colloquio con il direttore, che mi ha fatto notare come ci sia il solarium per prendere il sole. Peccato che questo si trovi all'ultimo piano dello stabilimento, sia un posto angusto senza zona d'ombra e in più, si trovino gli scarichi dei condizionatori dell'aria, che fanno un rumore fastidioso. Non solo, ma lo spazio è pure a pagamento».

La paziente non si è persa d'animo, ed a quel punto ha fatto una richiesta scritta che tali divieti siano cancellati, compresi quelli che interessano il parco delle Terme, nel quale si è accolti da un cartello che fa divieto di sdraiarsi sull'erba, introdurre cani, giocare a palla. Aggiunge la dottoressa Pronovi: «Mi chiedo che logica ci sia nell'impedire a pazienti, di poter usufruire al meglio dei servizi, compreso quello di poter prendere il sole senza trovarsi in un posto scomodo, oltre tutto lontano dall'acqua termale. A meno che non sia ritenuto sconveniente stare al sole con il pezzo sopra del bikini e dei pantalocini corti».

Anche Monica Macario, milanese, è una cliente affezionata alle Terme di Comano. In questi giorni è a Ponte Arche per curare la psoriasi ed anche lei ha avuto un colloquio sulla questione del “divieto di costume” con la nuova direttrice sanitaria, la dottoressa Serena Belli. «Quest'ultima – riferisce – non era al corrente del problema, essendo stata nominata da pochi mesi. Le ho fatto presente che subire questo divieto è, anche da punto di vista psicologico, deleterio per la malattia, che è psicosomatica». Sulla questione interviene anche Margherita Cogo, ex consigliere provinciale, che ha scritto ai giornali una lettera indignata: «Per le Terme, che si definiscono Family friendly, mi sembra che questi divieti di prendere il sole in costume, ma anche quelli nel Parco, siano incomprensibili. Questo dimostra che un’attività economica, gestita dal pubblico, ha i suoi limiti».













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