Teatro: al Cuminetti arriva la storia di Mara Cagol

Debutta a Trento "Avevo un bel pallone rosso", testo di Angela Demattè con Andrea Castelli



TRENTO. Dopo il debutto a Bolzano, il successo e l'attesa a Trento che ha fatto aumentare le date di rappresentazione arriva da oggi anche al Cuminetti di Trento «Avevo un bel pallone rosso», testo vincitore del «Premio Riccione per il teatro 2009» di Angela Demattè che è in scena - per la regia di Carmelo Ricci, assieme ad Andrea Castelli: lei è Mara Cagol e riporta agli albori del terrorismo. Lui è il padre. Un padre e sua figlia, Margherita. Parlano e tentano di confrontarsi mese per mese, anno per anno sugli studi universitari, sulla passione di Margherita per la politica e su Renato, suo futuro marito. Una famiglia borghese e cattolica di Trento, un padre premuroso e all'antica, una figlia che diventerà presto Mara Cagol, fondatrice delle Brigate Rosse. Uno spettacolo sorprendente e nuovo della giovane autrice e attrice trentina Angela Demattè, che affronta in maniera profonda e inconsueta la tragedia del terrorismo con le sue vittime innocenti, i furori giovanili, gli «anni di piombo» che hanno bruciato una intera generazione e l'incomunicabilità tra padri e figli. Un dialogo a due voci, che si ascoltano senza riuscire mai a comprendersi fino in fondo, scandito dalla cronaca degli anni più bui del nostro recente passato. Come evidenziato dalla giuria del Premio Riccione, presieduta da Umberto Orsini e composta da Valerio Binasco, Andrea De Rosa, Rodolfo di Giammarco, Federica Fracassi, Cesare Lievi, Piero Maccarinelli, Fausto Paravidino, Lorenzo Pavolini e Ottavia Piccolo, «la pièce attraverso il rapporto tra un padre e una figlia, Mara Cagol fondatrice delle Br, riesce ad affrontare uno snodo cruciale della storia italiana, che ha aperto una ferita non ancora rimarginata nella nostra coscienza civile. Il conflitto generazionale più classico tra supposta saggezza della tradizione e furori giovanili trova una singolare consistenza teatrale nel sapiente uso della lingua, in una dinamica di tensione tra l'impianto dialettale, che permette la comunicazione familiare, e l'inadeguatezza di una lingua nazionale che la interrompe». Oggi alle 20.30, poi domani e dopodomani, il 7 e 8 dicembre.













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