Tariffe: la Provincia vara una stagione di aumenti

Già dato il via libera al canone dell’acqua che peserà sulle tasche dei trentini per una manciata di euro (una trentina) all’anno, ora si stanno valutando anche trasporti, case di riposo, nidi, ticket sanitari e tutto quanto può essere considerato un servizio



TRENTO. Mancano all’appello 60 milioni di euro, ma in un pentolone da 4200 milioni sono ben poca cosa. E quindi a Palazzo per i tagli invitano tutti a rivolgersi a qualcun altro. Per esempio ai cittadini, che saranno chiamati a coprire le spese pagando di più i servizi. Il presidente Dellai l’ha buttata lì, ma è realtà che il tavolo provinciale ha già affrontato l’argomento.

Già dato il via libera al canone dell’acqua che peserà sulle tasche dei trentini per una manciata di euro (una trentina) all’anno, ora si stanno valutando anche trasporti, case di riposo, nidi, ticket sanitari e tutto quanto può essere considerato un servizio. C’è il via libera anche dei sindacati, pur con tutti i paletti del caso. La considerazione di fondo è fin troppo banale: le tariffe erano state bloccate nel 2008, su richiesta proprio dei sindacati che avevano chiesto uno sforzo per dare ossigeno alle famiglie sotto pressione.

A distanza di tre anni i costi industriali dei servizi non si sono però fermati e sono lievitati assieme all’inflazione. In un’ottica di compartecipazione alle spese, dunque, parlare ora di un ritocco non è più tabù, considerando anche che per legge i servizi pubblici dovrebbero tendere ad essere coperti direttamente dai fruitori. Di quanto? La discussione al tavolo non è ancora decollata, ma pare che ci si orienti almeno su un recupero dell’inflazione persa.

«Non sono pregiudizialmente contro gli aumenti tariffari - chiarisce Ermanno Monari della Uil - e anzi ritengo giusto che i cittadini contribuiscano. Certo, deve esserci però una tutela che attraverso l’Icef può garantire che le famiglie paghino a seconda delle loro possibilità». Anche Lorenzo Pomini della Cisl non vede come un delitto il possibile rincaro di rette e biglietti.

«Ne stiamo parlando al tavolo delle tariffe provinciali ma non abbiamo ancora definito nel dettaglio. Però dobbiamo considerare che da tre anni è tutto fermo, quando invece i costi per le casse pubbliche sono aumentati. Un adeguamento complessivo quantomeno all’inflazione sarà quindi inevitabile. Ma se da qua potranno esserci delle entrate per il bilancio provinciale, servirà contemporaneamente anche un intervento di razionalizzazione sulle spese del Palazzo. Bisogna avviare un sistema virtuoso, può essere l’occasione. Non vorrei però che questa enfasi sul calo delle entrate nascondesse tentativi di tagli, magari sul contratto dei dipendenti pubblici ora in discussione. Cominciamo a contenere le spese di consulenze e speriamo che le Comunità di valle convincano i Comuni a adottare metodi di risparmio intelligenti attraverso la collaborazione tra enti». © RIPRODUZIONE RISERVATA













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