Tagliano la luce alla casa del clochard di via Gocciadoro

Stupido scherzo ai danni di Paolo Beber: ora non può più riscaldare l’abitazione di fortuna in cui vive regolarmente


di Paolo Piffer


TRENTO. È un brutto inizio d’anno, come peggio non si poteva, per Paolo Beber, 50 anni compiuti da pochi mesi. Senz’altro in molti lo avranno visto circolare nella zona della Bolghera, spingersi magari dalle parti del Centro Santa Chiara e oltre sempre con appresso il suo cane. Fino a qualche mese fa era Ronny, che aveva 13 anni e faceva fatica a camminare, da tanto era imbolsito.

Dopo la sua morte è arrivato Onny, un cucciolone, anche lui un rottweiler, che scodinzola tranquillo. Paolo Beber vive in una palazzina fatiscente, dietro l’ospedale Santa Chiara, dove una volta c’erano le serre comunali, sotto le arcate del ponte del parco di Gocciadoro, proprio a fianco del grande parcheggio del nosocomio. Due stanzette ingombre di cianfrusaglie, fredde e umide. Ancor di più ieri pomeriggio quando siamo andati a trovarlo. Era arrabbiato. Qualcuno gli aveva “tagliato” il cavo dell’energia elettrica che gli serviva per alimentare un fornelletto e riscaldarsi ma anche per fare un po’ di luce in un posto buio come quello. Così ci ha raccontato. Avevano aspettato che uscisse, in tarda mattinata. Era così imbufalito da chiamare i carabinieri, che abbiamo trovato sul posto, per denunciare l’accaduto. Ci mostra la sua carta d’identità dove la residenza è segnata proprio lì, in via Gocciadoro 91, lo stesso numero civico in mostra con regolare targhetta sul cancello che porta alla palazzina. «Presidio la situazione - ci dice Paolo Beber - cerco di tenere pulito. Non disturbo nessuno e guarda cosa mi hanno fatto». Un giro di telefonate appura che chi avrebbe potuto eventualmente tagliare l’elettricità non l’ha fatto. È quindi probabile che si sia trattato di un atto vandalico, di uno stupido “scherzo” di qualche cretino.

Paolo Beber è conosciuto dai servizi sociali comunali che più di una volta l’hanno invitato, almeno per l’inverno, a dormire in una delle strutture che ci sono in città. Ma lui, secondo quanto ci riferisce l’assessore comunale alle politiche sociali Mariachiara Franzoia, non ne ha mai voluto sapere. Anche perché non intende separarsi dal suo cane. Spirito libero, Beber vive con una pensione minima di invalidità e in quel posto, in quelle due misere stanzette, di cui una minimamente praticabile, diciamo così, ci sta da quindici anni. Già ieri sera, su segnalazione dei servizi comunali, l’unità di strada della Fondazione Comunità solidale ha cercato di rintracciarlo.

Anche la presidente di Trentinosolidale Francesca Ferrari si sta interessando al caso e ha offerto un posto nel dormitorio intitolato a Papa Francesco appena aperto in via Santa Croce. L’assessore Franzoia ricorda, ed è una novità introdotta quest’anno, che nel dormitorio del “Briamasco” adesso ci sono alcune cucce per i cani. «L’abbiamo fatto - commenta - proprio perché sappiamo che diversi senza fissa dimora non vogliono separarsi dal loro animale e scelgono di non andarci per questo motivo». Auguriamo a Paolo Beber e ad Onny di essere riusciti, almeno, per questa notte a trovare un posto caldo. E che un po’ di luce, e serenità, possa tornare fin dai prossimi giorni.













Scuola & Ricerca

In primo piano