Tagli in Provincia, dirigenti in rivolta

Il sindacato ha chiesto di togliere la norma sulla riduzione dei dipartimenti


Robert Tosin


TRENTO. La richiesta è perentoria: togliere dalla Finanziaria la norma che dà il via libera al riordino dei dipartimenti provinciali. L'emendamento è stato proposto dal sindacato dei dirigenti che non accetta il colpo di spugna annunciato, ma non ancora definito, dalla giunta provinciale. A rischio ci sarebbero 50 posizioni di vertice.

In commissione il Dirpat, il sindacato dei dirigenti degli enti pubblici, ha presentato un documento esplicito che si conclude con un emendamento da inserire nella prossima legge di bilancio che vorrebbe, attraverso una delega "rilasciata" dal consiglio provinciale, mettere mano ad un riordino complessivo della struttura burocratica della Provincia. L'obiettivo previsto dal disegno di legge parla della riduzione da 21 ad un massimo di 14 distretti, ma Dellai ha già detto che saranno anche meno.

«Cambia tutto il mondo e di corsa. Perché mai l'ente pubblico non dovrebbe farlo? E' necessario creare una struttura più agile, dove la "catena di comando" sia più diretta e corta possibile in modo da dare risposte più rapide e più certe. Sicuramente i dipartimenti saranno di meno, quindi a cascata e in prospettiva si asciugherà tutta la struttura. I dirigenti? Non subito, ma sarà una inevitabile conseguenza la loro riduzione di numero».

Il Dirpat a questa logica non ci sta. O, meglio, concorda sulla necessità di migliorare sempre più la macchina del Palazzo per dare un servizio ai cittadini rapido e di qualità, ma non ha per niente apprezzato il metodo. «Nessuno è stato interpellato - dice Marcello Mazzucchi, il segretario generale del Dirpat - e del piano di riduzione nessuno sa nulla. Ora, noi non ne facciamo una questione di autoreferenzialità o di difesa della categoria, ma semplicemente riteniamo che la nostra competenza e la nostra professionalità possa anche essere utile alla giunta nel momento in cui decide una tale rivoluzione.

L'impressione è che si voglia cancellare tutto con un semplice colpo di spugna: tra dipartimenti e, a cascata, servizi e uffici spariranno assieme a 50 figure professionali. Non siamo contrari a studiare un modo migliore per dare risposte ai cittadini, ma gradiremmo almeno essere interpellati, assicurando fin d'ora di essere disponibili a mettere a disposizione la nostra esperienza per dare risposte adeguate agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Voglio chiarire: non chiediamo, né abbiamo mai chiesto, sedie inutili. Ma una rivoluzione di questa portata esige un nostro coinvolgimento e vorremmo conoscere il disegno complessivo».

Per questo il sindacato ha chiesto un incontro urgente con l'assessore al personale Mauro Gilmozzi (che ci sarà a fine mese) ma nel frattempo, in audizione alla prima commissione provinciale, hanno chiesto formalmente di inserire un emendamento che blocchi la norma legata al riordino dei dipartimenti. «Siamo sconcertati e non capiamo proprio tutta questa fretta della giunta. Un colpo di spugna e cambia tutto nel 2012? Non ci stiamo.

Serve un momento di riflessione per fare le cose fatte bene, per tutti. Noi pensiamo ad una introduzione nel 2014, ma potrebbe essere anche nel 2013. Per le casse della Provincia non cambia nulla, perché le spese sarebbero uguali, ma almeno potremmo poi avere una riforma della struttura fatta bene e con raziocinio. In questa indeterminatezza, invece, c'è il rischio che si avveleni il clima all'interno degli uffici: da oggi tutti i dirigenti e i direttori vivono con la spada di Damocle sulla testa. Ognuno di loro sente a rischio il suo ruolo, la sua professionalità e le sue competenze».













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