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Tagli ai servizi, in Trentino novemila anziani senza assistenza pubblica

Soli o in carico alle famiglie. La Cisl Fp attacca: «A livello di servizi alla persona ci stiamo trasformando in una regione ordinaria»


Andrea Tomasi


TRENTO. «In ritardo». Trentino in ritardo, Provincia in ritardo, sistema socio sanitario in ritardo, autonomia in ritardo. Lancia l’allarme. Cerca di farsi sentire da chi è disposto ad ascoltare Beppe Pallanch, segretario della Fp Cisl. Il sistema per l’assistenza agli anziani di domani (gli adulti e i giovani di oggi... sì tutti invecchiamo, tutti!) - dice - rischia di non reggere. «Ci sono ritardi pericolosi e si rende necessario supportare le attività delle Apsp (Aziende pubbliche di servizi alla persona, cioè case di riposo,ndr) trentine, un sistema sempre più complesso che si confronta con bisogni nuovi è sempre più impellenti». E quindi? «La vera rivoluzione, una formula innovativa, è quella di revisionare il modello aziendalista». Insomma, fa intendere, la politica dei tagli porta verso il baratro. «Non si può seguire la strada della spending review costante: i tagli delle risorse ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori e sugli ospiti con ripercussioni sulla qualità dell'assistenza: non possiamo più permetterci questa prospettiva, inaccettabile il paradigma di dover fare con quello che viene stanziato».

Il sindacato di via Degasperi fa un po’ di conti. Già oggi si stima che in Trentino circa 18.000 persone over 65 siano in condizione di non autosufficienza e che all’incirca la metà di questi si trovino in condizione di solitudine o in carico alle famiglie, fuori quindi dal circuito pubblico di assistenza. Questo è il punto di partenza. Ma che futuro ci aspetta? «Sarà un Trentino con meno residenti, più anziani e famiglie più piccole. La stima è che nel 2050 il 34,9% della popolazione sarà composta da over 65, circa il 10% in più rispetto a oggi (23,5% nel 2021). Entro 30 anni i decessi potrebbero doppiare le nascite e 10,2 milioni di persone sono destinate a vivere da sole nel 2041. Ci sono alcuni campanelli d'allarme che risuonano a livello nazionale».

Sono dati che emergono dallo studio che è stato commissionato dalla Cisl Fp a Filippo Cristoferi, consulente indipendente , che ha analizzato i nuovi bisogni e «le urgenze di un sistema che rischia di saltare».

Attualmente nella popolazione trentina sono già presenti oltre 113 mila anziani con più di 65 anni e più di 57 mila di questi hanno più di 75 anni. «Le analisi mostrano come il numero di over 65 stimato tra poco più di una decina d’anni, nel 2030, sarà di circa 150.700 persone (78.400 over 75), mentre per il 2050 sarà di 193.400 persone (113.300 over 75)». Pallanch denuncia una situazione di inerzia da parte dei decisori, che non potrà che tradursi in un peggioramento del servizio socio assistenziale nel prossimo futuro. «La spesa sanitaria procapite testimonia che c'è questo processo di livellamento verso il basso del sistema sanitario e che quindi che i nostri timori sono fondati». Per sostenere questa analisi il sindacalista porta alcuni grafici con dei dati incontrovertibili. La qualità del servizio - si dice - si misura anche in euro: euro investiti nei professionisti che fanno funzionare il sistema, fanno lavorare i pistoni di un motore che non può fermarsi mai e che anzi sarebbe chiamato ad essere sempre più performante. Nel 2021 la spesa in conto economico per i redditi da lavoro dipendente è stata di 471,2 milioni di euro in Provincia di Trento, contro i 731,1 della vicina Provincia di Bolzano. Nel 2012 il Trentino era a quota 421,2 contro i 593 dell’Alto Adige.

Il sindacato punta il dito contro la politica che, in nome del risparmio, pare promuovere un livellamento verso il basso, in un confronto costante con le altre regioni (quelle ordinarie), che però non hanno le caratteristiche storiche, orografiche e demografiche del Trentino autonomo: «Un approccio (quello della attuale politica socio sanitaria della Provincia, ndr) di “normalizzazione” che non è nelle corde e nella tradizione del nostro territorio, da sempre all'avanguardia nel trovare soluzioni e indicare le direttrici da intraprendere per un comparto che si è sempre distinto per qualità e capacità di investire».

Il fatto che in materia di servizi alla persona si sia perso parecchio terreno - si dice - non può essere imputato solo all’emergenza pandemia. Insomma - parafrasiamo noi - non ci si può nascondere dietro al Covid, tanto più ora che il virus è ampiamente depotenziato. «Non è un caso che gli indicatori delle performance negli ultimi anni siano sempre calati e non è solo a causa del Covid: altre regioni hanno recuperato meglio a parità di difficoltà, se non più complesse proprio perché non possono appoggiarsi alla specialità (...). Il Trentino negli ultimi anni è calato in tutte le principali performance degli indicatori sanitari». Il futuro? Molti anziani con patologie «e il territorio - denuncia il sindacato - scivola verso una Regione ordinaria».

 













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