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Sull’Acciaieria Valsugana si profila bandiera algerina

A fine anno il gruppo svizzero Klesch potrebbe cedere lo stabilimento di Borgo alla Cevital del gruppo Issad Rebrab. Il direttore: «Siamo già loro fornitori»


di Marika Caumo


BORGO. Un accordo tra Svizzera e Algeria, passando per Piombino. Qui potrebbe stare il futuro delle Acciaierie Valsugana di Borgo. Già perché il gruppo algerino Cevital, che ha recentemente acquisito la Lucchini di Piombino, sta valutando l'acquisto dello stabilimento trentino della Leali Steel, ora in mano agli svizzeri della Klesch. Con questi ultimi che entro fine anno dovranno decidere se acquistare le acciaierie di Borgo oppure venderle.

Partiamo proprio da qui. Nel 2013 la multinazionale Klesch (che impiega più di 4500 persone in 40 sedi, in più di 16 paesi diversi, occupandosi di acciaio, gas e petrolio, generazione di energia e prodotti chimici) ha  creato una nuova società, la Leali Steel spa, tramite cui ha rilevato gli asset legati alla produzione di acciai speciali del gruppo bresciano Leali spa, che era in concordato: lo stabilimento di produzione a ciclo elettrico del semilavorato in billette sito a Borgo (precedentemente Acciaieria Valsugana spa) e due stabilimenti di Odolo (Brescia), di cui uno di verticalizzazione dei prodotti laminati. Un accordo, tramite l'affitto del ramo d'azienda, che permise di mantenere i 102 dipendenti di Borgo. Ma l'affitto doveva tramutarsi in acquisizione, un passaggio che - su richiesta di Klesch - è stato prorogato dal tribunale a fine anno.

«Vero, entro fine anno si acquista o si vende», spiega il direttore dell'Acciaieria, Alessandro Franconi. Il quale conferma le indiscrezioni apparse sul quotidiano Il Tirreno di sabato scorso, secondo cui la società algerina Cevital è interessata allo stabilimento di Borgo. Il gruppo di Issad Rebrab nei mesi scorsi ha acquisito le storiche acciaierie Lucchini di Piombino, che hanno cambiato nome in Aferpi (acronimo di Acciaierie e Ferriere Piombino), rilanciando l'area siderurgica. Ora Aferpi ha bisogno di materiale di qualità e soprattutto con tempi di fornitura rapidi e sicuri per i propri laminatoi e la soluzione per l’approvvigionamento delle billette necessarie passerà, almeno in parte, dall’acquisizione o dall’affitto di uno stabilimento. Dopo aver valutato nei mesi scorsi lo stabilimento Stefana di Nave (Brescia), l’ipotesi al vaglio di Rebrab è Borgo, che produce a ciclo elettrico billette, con una capacità massima di 600.000 tonnellate all’anno.

Del resto Aferpi è già cliente di Leali, da cui acquista una piccola parte del proprio fabbisogno. «Da un anno e mezzo a Piombino l'area a caldo è chiusa, hanno solo il laminatoio. Per questo gli servono determinati acciai, hanno bisogno di billette per alimentare i laminotoi e le reperiscono da altre acciaierie, tra cui la nostra», precisa Franconi.

Stando a quanto dice il quotidiano Il Tirreno «Rebrab, dopo aver effettuato varie visite alla Leali, sta valutando l’ipotesi dell’acquisizione, con una decisione attesa entro la fine dell’anno, e legata alla messa in moto del piano industriale per Piombino. Aferpi non sta valutando solo la possibilità dell’acquisto, ma anche quella dell’”affitto”, di una gestione condivisa dell’acciaieria trentina, ma anche di un allungamento dei contratti che consentano risparmi e allo stesso tempo certezza degli approvvigionamenti. Il lavoro di ricerca e acquisto del semiprodotto per i laminatoi si sta rivelando infatti costoso e problematico appunto per i tempi di fornitura, trattandosi in gran parte di produttori extraeuropei».

«L'ad di Leali Steel si sta occupando di questo. E' un argomento in corso - più o meno avanzato - per cui al momento c'è massima discrezione. L'affitto del ramo d'azienda è stato prorogato a fine anno quindi questi ultimi mesi saranno importanti e delicati», commenta il direttore. «Attualmente produciamo poco per Piombino, circa 3-4mila tonnellate al mese. Se l'accordo andasse in porto? Alimentare i loro laminatoi sarebbe una bella fetta mensile, per cui andrebbero ridefinite le percentuali del nostro parco clienti, che attualmente riforniamo», aggiunge Franconi. Non si può non notare il suo accento toscano.

A Borgo ora lavorano 120 persone, alcuni di loro arrivano proprio dalla ex Lucchini. «Io compreso. Con la chiusura dell'area a caldo c'è stata l'uscita di molte persone, che hanno trovato ricollocazione nelle acciaierie bresciane, venete e qui a Borgo. Uno stabilimento, questo, all'avanguardia», conclude il direttore.













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