IL CASO

«Studentessa molestata», il prof finisce a processo

L’insegnante di educazione fisica è accusato di aver appoggiato le mani sul fondoschiena della ragazza durante una lezione. Lui si difende: mai fatto nulla. Ma spunta anche il "gioco della verità" a scuola



TRENTO. In un’occasione avrebbe messo entrambe le mani sul sedere della sua allieva. Un’altra volta l’avrebbe usata come «esempio» del corpo umano toccandola su gambe, braccia e piedi. Due episodi che hanno portato i genitori di un’alunna 14enne a presentare una denuncia contro il professore di ginnastica della figlia, professore che ieri è stato rinviato a giudizio dal gup Miori. La vicenda - rubricata dal codice come violenza sessuale seppure di lieve entità - arriverà così in aula. E davanti al giudice si confronteranno la tesi della procura che ritiene che l’uomo abbia molestato con il suo modo di fare la sua studentessa e per questo il fatto sia di fatto aggravato, e quella della difesa che rifiuta ogni accusa e che ha scelto la strada del dibattimento. Il terzo protagonista sarà la parte civile che rappresenterà gli interessi della ragazzina.

Al centro della denuncia un paio di episodi che la quattordicenne ha raccontato ai genitori con grande disagio. Perché da lei erano vissuti con disagio.

Il primo sarebbe avvenuto durante una lezione pratica di educazione fisica, nella palestra di una scuola superiore della provincia. Una lezione che verteva sulla pallavolo. In particolare spiegando la tecnica del bagher (il colpo da “difesa” che prevede di colpire la palla dal basso in alto per mezzo delle mani leggermente sovrapposte) l’insegnante avrebbe toccato con entrambe le sue mani il sedere della ragazza. Un gesto che nè lei nè alcuni compagni di classe hanno «vissuto» come legato alla parte educativa ma come qualcosa che andava oltre. Il secondo episodio sarebbe avvenuto invece durante una lezione di teoria. L’insegnante a quanto pare era impegnato a parlare del corpo umano e avrebbe chiamato la 14enne per usarla come «modella». L’avrebbe fatta stendere sul banco e quindi toccata su gambe, braccia e piedi. Anche in questo caso un modo di fare che sarebbe stato vissuto con disagio. Dopo la denuncia dei genitori (che si sono appoggiati all’avvocato Andrea de Bertolini) ci sarebbero state delle verifiche che avrebbe portato alla luce altri aspetti delle lezioni del docente. Come il gioco della verità con domande che nulla avrebbero avuto a che fare con l’educazione fisica ma piuttosto sarebbero state inerenti alla vita sessuale delle ragazze. Che se rifiutavano di rispondere dovevano fare la penitenza. E anche queste sarebbero state alquanto bizzarre. Dopo la denuncia la ragazza ha cambiato scuola mentre il docente è ancora al suo posto e - difeso dall’avvocato Nicola Benvenuto - è pronto a rispondere a tutte le accuse. Spiegando fra l’altro come nell’educazione fisica ci sia sempre della fisicità. Cosa ben diversa dalla violenza sessuale.













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