Storo, rubate le piante del vivaio

Per salvare i castagni si è corsi ai ripari con la messa a dimora di 500 alberi, ma c’è chi ne approfitta


di Aldo Pasquazzo


STORO. Sul futuro del castagno, in Valle del Chiese come in tutte le altre valli trentine colpite da quel flagello del cinipide galligeno, si sta correndo ai ripari. L’azione di bonifica portata avanti dalla neo Associazione che lo tutela fa ben sperare. Anche se, qualcuno ha pensato bene di far scomparire una ventina di piantine messe a dimora dall’Associazione castanicoltori, per risanare il patrimonio di queste piante secolari. Spiega Massimiliano Luzzani presidente dell’associazione: «L’area vivaistica, duemila metri quadrati circa, appartiene all’Asuc di Storo, all’interno della quale sono state messe a dimora circa 500 piantine, anche se nottetempo per conto di mani ignote alcune hanno già preso il largo. Più avanti - aggiunge Luzzani – verranno sottoposte ad innesto, mentre i primi frutti contiamo di poterli raccogliere tra sei - otto anni. Concludo dicendo che l’azione di risanamento che stiamo facendo è la sola prospettiva per cercare di salvaguardare i tanti castagni sparsi sul territorio del Basso Chiese».

Il male che di fatto rischia di compromettere gli stessi alberi viene affrontato con opere di potatura e sfoltimento da parte di personale qualificato. Al di là di tale procedura, sabato sarà inaugurato un nuovo vivaio il cui impianto dovrebbe, mediante l’integrazione e la messa a dimora di nuovi alberi, migliorare la situazione. Una simile procedura di risanamento era stata per il passato portata avanti dal Consorzio Territorio Ambiente con sede nella zona dei Solteri, ma la cura attuata da Barbacovi e Benedetti, seppur gestita con grande professionalità, non era bastata. Al di là dell’inaugurazione del vivaio situato a ridosso del torrente Sorino, tra Condino e Storo nella stessa mattinata, alla vicina sede di Agri 90, ci sarà un convegno con più relatori al quale ha assicurato la sua partecipazione l’assessore provinciale Michele Dallapiccolla.

Gli alberi, di fatto, risultano da tempo intaccati dall’insetto. Da Lodrone, Condino e valle di Daone le piante mostrano a vista d’occhio l’epidemia che rischia di compromettere l’intero patrimonio. Da due anni a questa parte la produzione ha toccato limiti davvero minimi. Nella zona di Darzo (dove la qualità era tra le migliori) negli ultimi tempi di chili per albero ne sono stati raccolti 8 – 10 rispetto ai 80 – 100 di una volta. Ultimamente l’Associazione ha demandato ai tecnici della cooperativa Dinamicoop di Cimego di intervenire nell’opera di potatura e risanamento. Quest’ultimi, utilizzando speciali motoseghe, hanno sfoltito circa 150 alberi, molti continueranno a potarli in autunno. «Uno delle piante spettacolari che abbiamo potato - dicono i tecnici della coop - è quello appartenente al neo presidente del Cedis Giorgio Rossi: un castagno secolare, ripulito e sfoltito, che si trova a ridosso del podere di Vito e Gigliola Lomoro a Sopravillo. Un’azione di potatura non casuale, né improvvisata ma preceduta da un intervento mirato», fanno presente i due “ragni” Cesare Balduzzi e Mauro Scaia.

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