Stop all’uso di suolo Basta seconde case Sì alle riqualificazioni

Sì della giunta al disegno di legge: possibilità di alzare i sottotetti e bonus volumetrici per chi demolisce e recupera


di Chiara Bert


TRENTO. Stop al consumo di suolo: i piani regolatori non potranno più inserire nuove aree residenziali o produttive, a meno che non esistano motivate esigenze abitative senza alternative. Stop a nuove previsioni di seconde case. Sì invece alle riqualificazioni degli edifici già esistenti: agli interventi di recupero sarà applicato il contributo minimo di costruzione (5%), che sarà del 20% per le nuove edificazioni. La giunta provinciale ieri ha dato il via libera preliminare al nuovo disegno di legge sull’urbanistica, «il risultato di un percorso partecipato - ha spiegato l’assessore Carlo Daldoss - un nuovo approccio di responsabilità verso chi verrà dopo di noi». Il disegno di legge andrà in aula entro luglio.

Freno al consumo di territorio. «In Italia - ha ricordato Daldoss - ogni giorno vengono occupati dai 55 ai 70 ettari di nuovo suolo, 8 metri quadrati al secondo». Nell’area di Trento, negli ultimi trent’anni, il territorio urbanizzato è aumentato del 64,9%. L’obiettivo della legge è invertire la tendenza: stop al consumo di nuovo suolo, per arrivare a zero nel 2020. I piani regolatori dei Comuni non potranno più prevedere nuove aree di insediamento se non per esigenze legate al fabbisogno abitativo: se uno ha già una casa, dovrà recuperarla prima di poterne costruirne una ex novo.

Stop a nuove seconde case. Il disegno di legge riduce del 50% i contingenti calcolati e non assegnati che erano già stati tagliati dalla legge Gilmozzi del 2010. Saranno ammessi solo piccoli interventi edificatori, autorizzato solo in caso di progetti strategici. «Su nuovo suolo non si costruiscono più seconde case», chiarisce il contenuto Daldoss.

Incentivi alle riqualificazioni. Il contraltare al blocco di nuove costruzioni è rappresentato dal recupero dell’esistente, perché ci sono tanti volumi abbandonati». Come farlo? Con incentivi per recuperare i sottotetti, attraverso la possibilità di sopraelevare fino a un metro negli insediamenti storici, e dall’altra attraverso la riqualificazione energetica: due strade per dare lavoro al settore dell’edilizia in crisi. Nel caso dei condomini, che rappresentano la gran parte dell’edificato spesso di età avanzata, «il bonus volumetrico - ha continuato Daldoss - consentirà all’impresa di realizzare alcuni appartamenti e questo compenserà il costo della riqualificazione energetica dell’immobile».

Demolizioni. Capitolo annunciato della riforma, riguarda i cosiddetti ecomostri, o comunque quei manufatti impattanti, abbandonati da anni, che deturpano il paesaggio: due esempi su tutti, l’ex concessionaria Euromix di via Brennero a Trento e l’ex Anmil a Rovereto. Ma la lista stilata dalle Comunità di valle è lunga. In questo caso si procederà con i crediti edilizi volumetrici: al privato, che oggi non abbatte per timore di perdere i suoi diritti alla ricostruzione, sarà riconosciuto un aumento della cubatura fino al 20%, con la possibilità di realizzare altrove parte dei volumi, in accordo con il Comune. «Contiamo sia un modo per movimentare il mercato - ha spiegato Daldoss - spostando l’interesse dalle aree ai volumi».

Comuni. La legge chiama alla responsabilità soprattutto i Comuni. Oltre alla semplificazione delle procedure (vedi articolo a fianco), vengono fissati tempi certi per le destinazioni d’uso delle aree. I vincoli urbanistici sulle zone per servizi pubblici oggi durano 10 anni (reiterabili per altri 5), e spesso si assiste ad un’inerzia dei Comuni. Che con le nuove norme avranno un anno di tempo, alla scadenza, per riprogrammare vincoli urbanistici per opere pubbliche.

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