Stop agli interventi notturni nelle sale chirurgiche di Arco

La direzione rassicura: «La qualità del servizio non ne risente, reparto sempre più specializzato». Anche per una peritonite acuta ora viene disposto il trasferimento a Rovereto


di Daniela Ricci


ARCO. Chi da anni teme che l'Azienda sanitaria provinciale stia attuando, lentamente ma inesorabilmente, il progressivo impoverimento dell'ospedale di Arco, potrebbe esclamare: ecco, lo sapevo! Invece i responsabili delle attività e del personale del nostro nosocomio minimizzano il fatto che dal primo giugno, in via sperimentale, nelle sale operatorie di Arco non saranno più effettuati interventi chirurgici d'urgenza nelle ore notturne. Questo perché l'organico della Chirurgia di Arco si è ridotto e quindi il servizio di reperibilità 24 ore su 24 non può più essere coperto da due medici contemporaneamente.

Il compito dell'unico specialista di turno si limita ora a rispondere alle consulenze richieste dai colleghi del Pronto soccorso e a decidere, esaminata la situazione, se i pazienti possano essere ricoverati in osservazione nel reparto di Arco per essere operati il giorno dopo, oppure se debbano essere trasferiti d'urgenza in ambulanza – accompagnati dallo stesso chirurgo che li ha visitati - all'ospedale di Rovereto.

E' proprio qui, nell'ospedale della città della quercia, che si è determinata la situazione per la quale il personale medico e l'attività di Arco sono stati ridimensionati. Siccome un chirurgo che lavorava a Rovereto è stato trasferito a Trento, si è deciso che il suo posto doveva essere preso da un collega di Arco, che tra l’altro a sua volta aveva chiesto il trasferimento. Nessuno ha potuto contestare la soluzione, visto e considerato che le due Chirurgie costituiscono un'unica Unità operativa diretta da un solo primario (che tra l'altro è il dottor Francesco Ricci, già primario del reparto di Arco) col sistema del cosiddetto scavalco.

La nuova organizzazione in essere dall'inizio del mese non dovrebbe avere ripercussioni importanti sui pazienti dell'Alto Garda e Ledro, afferma il direttore medico dell'ospedale, dottor Luca Fabbri. Prima della sospensione ad Arco si effettuavano in media 20-25 interventi chirurgici notturni all'anno. Non molti, per la verità. Peritoniti e colecistectomie acute e poco più, perché i pazienti in condizioni più gravi già prima venivano portati a Rovereto se non addirittura a Trento. Il tempo necessario al trasferimento da Arco al S.Maria del Carmine in ogni caso, assicurano, non influenzerà la qualità del risultato finale. A questo proposito i pazienti si sentirebbero più tranquilli se potessero contare sull'elicottero, che però ancora non effettua voli dopo le 21.

Gli ultimi provvedimenti riguardanti la Chirurgia di Arco hanno messo in allarme i vertici della Comunità di Valle: il presidente Valandro ha chiesto chiarimenti al dottor Fabbri, il quale glieli fornirà in un incontro che si terrà in questi giorni. Anche il consigliere arcense Andrea Ravagni nella sua ultima interrogazione esprime preoccupazione al riguardo. «Se muore il reparto di chirurgia, rischia di chiudere l'intero ospedale di Arco», paventa prima di sottolineare che in estate nell'Alto Garda le presenze turistiche fanno aumentare in modo esponenziale le richieste di prestazioni sanitarie urgenti.

«L'ospedale di Arco non chiuderà – rassicura Fabbri -. Questi ultimi aggiustamenti vanno nel senso di una maggior efficienza ed efficiacia delle chirurgie di Arco e Rovereto e più in generale della rete ospedaliera provinciale, che nella distribuzione delle risorse va considerata, come ora stabilisce la legge, in modo globale. Ad Arco da tempo è in atto un percorso di specializzazione in day surgery: vogliamo che il reparto diventi un polo di attrazione, non solo provinciale, per la proctologia chirurgica, la chirurgia vascolare, gli interventi in laparoscopia sulle ernie...D'altro canto qui abbiamo a disposizione due sale operatorie nelle quali si possono eseguire 9-10 sedute alla settimana: tre di chirurgia generale, due di oculistica e tre di ortopedia con gli specialisti che vengono da Rovereto e un paio di ginecologia. Anche in termini di quantità non ci possiamo lamentare».













Scuola & Ricerca

In primo piano