Stipendio pignorato allo stupratore 

Autista di bus condannato a 4 anni e 30 mila euro di risarcimento per aver violentato una ragazzina di 13 anni



TRENTO. Gli hanno dovuto pignorare un quinto dello stipendio da autista di autobus. Lo hanno dovuto fare perché lui non ha versato di sua spontanea volontà neanche un euro alla ragazzina di 13 anni che avrebbe violentato. E questo nonostante una dura condanna a quattro anni di reclusione più 30 mila euro di risarcimento danni. Condanna che ieri è stata confermata dalla Corte d’appello di Trento. L’avvocato della ragazzina, Romina Targa, ha dovuto chiedere un decreto ingiuntivo per recuperare i 30 mila, visto che l’autista del bus non aveva versato neanche un euro.

I fatti risalgono al 2013. La ragazzina si fidava di quell’uomo, vicino di casa del padre che a volte la «controllava» quando il genitore era fuori per lavoro. Sembrava una brava persona fino a quel terribile giorno d’estate. La giovanissima era a casa del papà, in Valsugana. Un giorno come tanti altri che ad un certo punto è diventato un incubo. Il genitore doveva andare al lavoro e lei sarebbe dovuta rimanere da sola a casa ma il fatto non destava preoccupazione visto che il vicino di casa c’era.

Lui, padre a sua volta, era sempre stato disponibile e dare una mano al padre, e a controllare la figlia quando restava sola per qualche ora. E la sua disponibilità l’aveva data anche quel giorno d’estate. Quello che è successo è nel racconto della vittima. L’uomo l’avrebbe chiamata in casa con la scusa di farsi aiutare a smontare una finestra. Lei non sospettava nulla e aveva accettato di buon grado di andare in casa di quell’uomo. Si fidava anche lei. Lo conosceva da anni e sapeva che era un amico del padre.

Però, quando è entrata nella camera da letto, quel vicino premuroso si sarebbe trasformato in un mostro. Avrebbe chiuso a chiave la porta e poi le sarebbe saltato addosso stuprandola. E lasciandola andare via solo alla fine della violenza sessuale. La ragazzina a quel punto era scappata, e si era chiusa in se stessa, non riuscendo a trovare il coraggio di raccontare a nessuno quello che le era successo. Solo dopo alcuni mesi la vittima della violenza è riuscita ad aprirsi e dalle sue parole è partita l’indagine che ha portato, alla condanna dell’uomo a 4 anni di reclusione. L’uomo è stato colpito anche dalla misura accessoria di frequentare luoghi frequentati dai bambini, oltre a una denuncia per minacce.













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