Stangata mini-Imu in quattro comuni

Aliquota ritoccata a Besenello, Cavedago, Nave S.Rocco e Nomi. I sindaci si difendono: così paghiamo servizi essenziali


di Giuliano Lott


TRENTO. Sono quattro i Comuni trentini che hanno elevato l’aliquota dell’imposta sulla prima casa: si tratta di Besenello, Cavedago, Nave San Rocco e Nomi, che hanno ritoccato l’Imu rispettivamente dello 0,20%, 0,50%, 1,50% e 0,20%. In questi quattro paesi il cittadino satà obbligato al pagamento della mini-Imu, che corrisponde al 40% della differenza tra l’imposta calcolata con l’aliquota decisa dal Comune e l’imposta calcolata con l’aliquota del 4 per mille. «Rileviamo innanzi tutto che in Trentino i Comuni che hanno aumentato l’aliquota sono solo quattro. Già questo dato è un elemento positivo» commenta Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei Comuni. Che aggiunge. «Non conosco le singole esigenze di bilancio che hanno portato a queste decisioni, ma è evidente che nessun sindaco e nessuna amministrazione comunale hanno piacere di aumentare le tasse. Ritengo che si tratti di quattro situazioni particolari».

I sindaci, dal canto loro, spiegano le proprie ragioni. «Per la verità - commenta Rinaldo Maffei, sindaco di Nomi - l’aumento era quello indicato dalla Provincia stessa in un momento, eravampo a dicembre 2012, in cui non si pensava che il governo nazionale avrebbe eliminato l’Imu. Comunque a Nomi paga solo chi ha una rendita catastale di almeno 900 euro, vale a dire nessuno». Sfuggono allora le ragioni di un rincaro: se a fronte dell’aumento dell’aliquota le casse comunali non beneficiano di un centesimo in più, dove sta il beneficio per i cittadini? Cristian Comperini, sindaco di Besenello, risponde puntuale: «É stata una necessità di bilancio ad imporcelo. A quei fondi - parliamo di 16 mila euro, poco per una città ma abbastanza per un paese come il nostro - non potevamo rinunciare. Ci servono per finanziare servizi integrativi scolastici e lavori socialmente utili. Dà un po’ fastidio invece che lo Stato tratti allo stesso modo le amministrazioni che hanno aumentato l’aliquota nel 2012 e chi ha fatto la “furbata” di aumentarla l’anno scorso». Il Consorzio dei Comuni, a fine 2012, aveva dato la seguente indicazione: un aumento dello 0,23%. «Noi lo abbiamo applicato in forma ridotta sia sulle prime case che sugli altri immobili, incassando dalle prime circa 5 mila euro e 11 mila dalle seconde case. L’alternativa era rinunciare ai servizi».

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