«Stadio a Mattarello? Solo con i privati»

Il sindaco Andreatta: «A Trento manca un luogo per concerti ed eventi». Alle caserme Battisti case, verde e servizi


di Chiara Bert


TRENTO. «È un’area intatta, non dobbiamo avere la smania di occuparla tutta e con funzioni pesanti». Alessandro Andreatta parla così dei 26 ettari a San Vincenzo di Mattarello, liberi dalle caserme che lo Stato ha deciso di non costruire più. Il dibattito si riapre il giorno dopo il via libera della giunta provinciale al progetto del nuovo polo giudiziario nell’ex carcere. Un intervento che rientra nell’accordo quadro con lo Stato che coinvolge anche le caserme: l’area di Mattarello è già nella disponibilità della Provincia, le Battisti di viale Verona saranno libere entro 6-7 anni. E venerdì il governatore Ugo Rossi ha sollecitato il Comune di Trento, che ha la competenza urbanistica, a non perdere tempo e ragionare su funzioni che valorizzino quelle aree. In particolare per Mattarello Rossi ha citato funzioni sportivo-ricreative, come lo stadio e le piscine.

«Quella di San Vincenzo è un’area molto grande e intonsa - riflette il sindaco alla vigilia dell’avvio del percorso del nuovo piano regolatore che ridisegnerà la città - giusto valorizzarla senza riempirla per forza tutta. Ho sempre detto che servono funzioni leggere che non vadano ad appesantirla». Non lo stadio, dunque, verrebbe da dire. Ma Andreatta precisa: «Dipende da che stadio si fa, oggi esistono strutture molto più leggere rispetto al passato, e da cosa gli si mette intorno, in termini di parcheggi e spazi commerciali. È un dato che a Trento mancano posti da 15 mila posti per i concerti e gli eventi, e sale da 2-3 mila posti. Se ottenessimo un luogo per più funzioni, sportive e ricreative, sarebbe interessante». «Certo è - prosegue il sindaco - che la realizzazione di una struttura di questo tipo non dev’essere necessariamente a carico dell’ente pubblico. Provincia e Comune fanno i conti con risorse in calo e le funzioni di svago e divertimento hanno un ritorno per i privati, dai bar ai ristoranti che gravitano attorno. Bisognerebbe prima di tutto capire se c’è interesse. Quando ipotizzammo lo spostamento dello stadio a Ravina furono in tre a farsi avanti, ma da almeno 7-8 anni nessuno si è più fatto vivo. Oggi, rispetto al passato, avremmo a disposizione un’area senza bisogno di espropriarla, e si potrebbe pensare ad una formula in cui il privato costruisce l’opera che dopo un certo numero di anni torna di proprietà dell’ente pubblico».

Andreatta si dice pronto a costituire in tempi brevi una commissione insieme alla Provincia: «Il mio invito è che il metodo di lavoro adottato per il Not si attui regolarmente su tutte le aree di proprietà provinciale sulla città di Trento. Il Comune vuole vedere riconosciuta la propria competenza pianificatoria». No dunque a diktat dall’alto, come la Provincia provò a fare con il Not a Mattarello, è il messaggio a Piazza Dante.

Molto diverso da Mattarello il caso del distretto militare. I 12 ettari di viale Verona «sono un’area urbana che ha attorno una città edificata, quartieri con la loro storia, dalla Clarina a San Bartolomeo», osserva il sindaco. «Vietato fare errori - avverte - lì non si possono mettere funzioni fini a se stesse. Sarà necessariamente un’area mista multifunzione, con un po’ di residenza, un po’ di verde, servizi a seconda di ciò di cui c’è più bisogno». In passato si parlò di scuole, e di una casa della cultura. Domani chissà. Mancano 6-7 anni. Non tanti, per i tempi dell’urbanistica.

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