"Sipario d'oro": sfida in 43 spettacoli

Torna a Rovereto la festa delle filodrammatiche


Carmine Ragozzino


VALLAGARINA. Trent'anni di concorso. E un concorso che - fin dall'inizio per a dirla tutta abbastanza lungimirante - non ha mai alzato il sipario su tutto quello che di raffazzonato s'inventa il teatro amatoriale.
Il Sipario D'oro è dimostrabilmente disfida all'insegna della qualità. Ma, di più, è da sempre l'ambizione di far confrontare i «non professionisti» della prosa abbattendo le barriere di un protezionismo provinciale che non porta da nessuna parte.
Al «Sipario d'oro», infatti, si recita con accenti del tutto diversi. Recita, (e si scambia esperienze, sensibilità), l'Italia dei dopolavoristi del palcoscenico: compagnie scelte tra quelle più significative per temi e affiatamento in campo nazionale.
E la possibilità per le compagnie locali di «misurarsi» nell'ambito teatrale. Il prodromo indispensabile per crescere.
Con questa filosofia il «Sipario D'oro» inventato a Lizzana e diventato famoso in tutto lo stivale ha offerto, negli anni, esibizioni memorabili. E il pubblico, sempre numeroso e, anno dopo anno, crescente, ha premiato la bontà di un'intuizione diventata «regola».
Notevole - e ovviamente faticoso - l'impegno della Compagnia di Lizzana, (che ha il copright e l'organizzazione dell'evento capace di coinvolgere tutti i comuni lagarini).
E legittima la soddisfazione che per quest'edizione del trentennale - da domenica all'8 aprile, ha puntato a garantire ancora più forza, visibilità e impatto al concorso nazionale dei filodrammatici e al circuito di impegno che lo rende possibile.
Se i numeri vogliono dire anche sostanza, i numeri del Sipario di quest'anno parlano da soli: ventinove compagnie teatrali per 43 spettacoli che occuperanno i 13 teatri di Rovereto e della Vallagarina. E dunque 43 serate di spettacolo proposte da circa 400 tra attori e tecnici. Il che mobilita, in zona, un esercito di 50 volontari che dovranno farsi in otto per rispondere a molteplici esigenze tecniche.
Il concorso nazionale. E' in programma all'Auditorium Melotti di Rovereto e al Teatro parrocchiale di Lizzana dall'11 marzo al 2 aprile e mette a confronto otto spettacoli. E sui titoli non si scherza. Al Melotti "Il barbiere di Siviglia" da Pierre Augustin Caron de Beaumarchais proposto "in guisa dei commedianti dell'arte" dallo spassoso Teatro Immagine di Venezia; poi "Nina, no far la stupida" uno dei più clamorosi successi della scena italiana nella prima metà del'900 presentato dalla «Barcaccia» di Verona; e ancora, "West side story" di Leonard Bernstein e Jerome Robbins ispirato a Giulietta e Romeo e interpretato dai giovani della scuola di musical dell'Estravagario Teatro di Verona; o il Teatro dei Picari di Macerata con "Il diavolo con le zinne" di Dario Fo, la Compagnia di Lizzana fuori concorso con "Confusioni" di Alan Ayckbourn. A Lizzana saranno invece di scena il Gad Città di Trento con "Il senatore Fox" di Luigi Lunari, la Compagnia Al Castello di Foligno con "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand, l'Eclisse di Salerno con "Un tram che si chiama desiderio" di Tennessee Williams e per finire "Il clan delle vedove" di Ginette Beauvais-Garcin divertente spettacolo al femminile proposto dall'Accademia Teatrale Francesco Campogalliani di Mantova.
Titoli, come si vede, lontani mille miglia dai volatili anatomici dei marescialli filodrammatici o da certe disperanti riedizioni del tringolo lei - famiglie - immigrato meridionale che vengono propinati come se, nel frattempo, l'Italia fosse sempre quella degli anni '50/60 e gli immigrati non avessero cambiato lingua e colore.
Il «Sipario d'oro» continua a viaggiare sulla scia di una sfida artistica più alta, in equilibrio tra il musical di Bernstein e le affabulazioni di Dario Fo. Un rischio, certo.
Ma è certamente di rischio, studio, impegno civile e coraggio che l'inestimabile patrimonio umano del teatro amatoriale trentino ha quanto mai bisogno.

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