riforma istituzionale, parla andreatta

«Sindaco-senatore? Soluzione ibrida che non mi piace»

TRENTO. Se sarà confermato il testo uscito dalla commissione, saranno due i senatori che rappresenteranno il Trentino nel nuovo Senato, uno eletto dal consiglio provinciale e un sindaco. Oggi...


di Chiara Bert


TRENTO. Se sarà confermato il testo uscito dalla commissione, saranno due i senatori che rappresenteranno il Trentino nel nuovo Senato, uno eletto dal consiglio provinciale e un sindaco. Oggi iniziano le votazioni al Senato e già si preannuncio un percorso ad ostacoli per la nostra clausola di salvaguardia. «Una formula ibrida», commenta Alessandro Andreatta, sindaco di Trento e in futuro papabile senatore se nel 2015 sarà rieletto alla guida del Comune.

Andreatta, cosa non la convince di questa soluzione?

Mi sembra una soluzione ibrida nel senso che da un lato si vuole dare rappresentanza ai territori, dall’altra però - stabilendo che i senatori eletti dai consigli regionali saranno eletti su base proporzionale - si vuole rispettare il peso delle forze politiche. Vedo in questo un rischio di confusione.

Del nuovo Senato faranno parte 21 sindaci, uno dal Trentino. Come valuta questo doppio ruolo, pensa che sia compatibile?

Ho visto sindaci di Comuni medio–grandi fare addirittura i ministri. Ma io in linea generale ritengo che un sindaco debba fare il sindaco, e questo significa farlo pienamente. Per questo non vedo con favore i doppi incarichi.

Fare il sindaco e il senatore richiederebbe troppo tempo ed energie?

C’è sicuramente una difficoltà di conciliare l’esigenza di occuparsi del proprio Comune e di andare qualche giorno a Roma, ma per quanto mi riguarda al di là degli impegni stretti c’è un lavoro politico su due fronti, quello comunale e quello da senatore, che implica di vivere un territorio più ampio, quello Trentino che si va a rappresentare in Senato.

Quale dovrebbe essere il criterio per scegliere il sindaco-senatore?

Innanzitutto non dovrà essere necessariamente il sindaco del capoluogo. Io penso che visto che i nostri senatori saranno solo due, dovranno essere rappresentativi e con contatti diretti con il territorio. Se dev’essere un sindaco, bisogna che sia autorevole, riconosciuto e stimato dal territorio.

Sarà facile individuarlo? A indicarlo potrebbe essere chiamato il Consorzio dei Comuni...

Se teniamo presenti le caratteristiche di cui parlavo, non credo che i papabili siano tantissimi. Dovrà essere trovata una convergenza naturale e convinta: la fatica, per chi andrà a Roma, sarà di rappresentare al meglio le ragioni della propria terra ricordandosi però che il Senato lavora nell’interesse dell’Italia intera.

Si è discusso molto sull’elezione diretta dei senatori. Alla fine è passata la linea contraria di Renzi. Qual è la sua opinione?

In generale io sono favorevole all’elezione diretta dei rappresentanti, ma se questa riforma costituzionale serve per superare il bicameralismo perfetto e ridurre il numero dei parlamentari, penso che oggi sia un obiettivo importante da salvaguardare.













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