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Simone Sassudelli come John Travolta: da Vigolo Vattaro al successo di Grease

Ventotto anni, cantante, ballerino, studi a Milano e Los Angeles: "Che emozione tornare a casa". Tutto esaurito per lo spettacolo al Teatro Sociale di Trento


Gigi Zoppello


TRENTO. Due giorni da tutto esaurito al Teatro Sociale di Trento per «Grease», il musical che Fiabamusic e Compagnia della Rancia hanno portato in Trentino. Merito dell’opera, merito del cast, ma merito anche del protagonista: Simone Sassudelli, trentino. Ha 28 anni, ed è già una star. E ci racconta come lo è diventato.

Sassudelli, che percorso ha fatto per arrivare al top?

Sono di Vigolo Vattaro, e mi è sempre piaciuto recitare e cantare. Ho studiato al Liceo Linguistico, il Sophie Scholl di Trento: avevo chiaro che le lingue mi sarebbero servite.

Poi ha spiccato il volo.

Ho deciso di studiare presso la SDM – Scuola del Musical di Milano - dove mi sono diplomato. Ho iniziato a lavorare, ma nel frattempo ho fatto domanda all’AMDA, American Musical and Dramatic Academy di Los Angeles: mi hanno preso, e lì mi sono laureato. Ho lavorato negli Stati Uniti, poi sono rientrato in Italia: mi hanno cercato per Grease, prima nel ruolo di Tom e sostituto per Danny Zuko. Ora sono il protagonista.

Danzatore, cantante... ma ha anche prodotto delle canzoni, con il nome di Simoné: con parrucca e abiti femminili.

Simoné è il mio progetto musicale; non tanto discografico, ma più un concept artistico e video.

Non è strano essere Danny con il giubbotto di pelle, e poi Simoné in abiti da Biancaneve?

Simoné è il mio alter ego, un’altra cosa. Prima di tutto io amo interpretare e performare: anche Simoné è un’interpretazione, e sono sempre io. In Grease sei al servizio dello spettacolo, qui sono un artista indipendente.

Quale dei due è meglio?

A me piace cambiare, sperimentare, sono un po’ camaleonte. Fin da bambino sognavo di diventare un attore, tanto che per imparare a ballare ho dovuto andare a lezioni di danza classica: avevo 17 anni ed ero in mezzo alle bambine, ma è servito.

Però sta lavorando anche ad altri progetti, fra video e cortometraggi, giusto?

Ci ho lavorato durante il Covid, le tournée erano bloccate. Un progetto che ho fatto è “Black Lives Inspire”, insieme a gente che ho conosciuto in California: era dopo la morte di George Floyd, per me la causa dei neri americani è una causa che ci riguarda tutti, per i diritti.

Com’è tornare a Trento ed essere la star sul palco?

Sono sempre agitato ed emozionato, è qualcosa di speciale. Tornare a casa dopo tanto tempo, rivedere la famiglia e gli amici, esibirsi, fa sempre impressione. Mi ricorda quando facevo le recite al teatro di Vigolo, sentivo tanta responsabilità, e così oggi. Ma sono carico per stasera!

Com’è la vita in tournée?

Bellissima, rispetto al lavoro che si fa in un teatro stabile. Puoi viaggiare, conoscere teatri, città e persone diverse. Dall’altra parte, è certamente faticoso: veniamo da 5 date a Roma, poi Campobasso, Modena, due date a Trento... non c’è tempo per fermarsi. Ma bisogna stare attenti a concedersi il giusto riposo, perché siamo un po’ come atleti, con picchi di adrenalina e soddisfazione, ma anche tanto allenamento.

Cosa c’è nel futuro di Simone Sassudelli? Cosa vede?

A dire la verità, non ho un progetto preciso, ma mi vedo a creare cose. Mi piacerebbe entrare a far parte del team creativo del teatro, dalla parte di regia e coreografie, insomma tutto quello che c’è dietro le quinte, che è affascinante.

Molti che erano in platea a Trento volevano sapere: situazione sentimentale?

Impegnato. Sì, sono impegnato sentimentalmente.

Cosa si sente di dire ad un giovane che volesse fare la sua carriera?

Quello che a me nessuno ha detto: si può fare. Il talento non basta, però: serve tanto lavoro, e tanto sacrificio. Ma poi vieni ripagato. Ai giovani direi: abbiate speranza, ce la potete fare se ci credete e se ci lavorate duramente.

 













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