Si lancia dalla Paganella con il paracadute: ingegnere disperso

Per cercare il base jumper bresciano è stata mobilitata una macchina imponente. Due elicotteri del 118 hanno battuto palmo a palmo le pendici della Paganella, sia sul versante verso Zambana vecchia che su quello verso Monte Terlago e i laghi di Lamar



TRENTO. Il suo telefonino ha continuato a squillare a vuoto per ore. Michele Avanzi, 41 anni, ingegnere di Gavardo, in provincia Brescia, si è buttato con il paracadute dalla cima della Paganella, proprio sotto le antenne televisive, verso mezzogiorno, ma non è mai atterrato nei campi vicino all’autostrada. Con lui un suo amico che ha dato l’allarme. Inutili le ricerche di massa.
 Per cercare il base jumper bresciano è stata mobilitata una macchina imponente. Due elicotteri del 118 hanno battuto palmo a palmo le pendici della Paganella, sia sul versante verso Zambana vecchia che su quello verso Monte Terlago e i laghi di Lamar. A terra sono entrate in azione le squadre del Soccorso delle stazioni Paganella Avisio, Fai, Rotaliana e Bondone. Sul posto anche le squadre cinofile sia del Soccorso alpino che della scuola provinciale dei cani da soccorso. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco di Lavis, Zambana, Fai, Terlago e Cavedine. In tutto, oltre 100 uomini sono accorsi all’allarme, ma ogni sforzo è stato vano e alle dieci di sera le ricerche sono state sospese. Riprenderanno questa mattina.
 L’incidente verso mezzogiorno. Avanzi si è gettato insieme a un amico dalla cima della Paganella. Era dotato di una tuta «alare» di quelle che permettono di essere trasportati dal vento. Questo ha complicato di molto le cose, visto che all’inizio l’area delle ricerche era più vasta. Poteva essere finito sia nella zona Prada, sopra i laghi di Lamar, sia nella zona di Zambana o sulle pendici della Paganella. All’inizio, infatti, le ricerche sono state effettuate soprattutto con i due elicotteri del 118, mentre i vigili del fuoco controllavano che il base jumper non fosse finito nell’Adige e nei laghi. Diverse le ipotesi sulle cause dell’incidente. Il paracadute potrebbe non essersi aperto correttamente oppure il vento potrebbe aver spinto il base jumper contro la parete rocciosa facendolo precipitare.
 Il telefonino ha dato una grossa mano. L’apparecchio era rimasto acceso. Triangolando il segnale che proveniva dal cellulare, i soccorsi hanno potuto restringere le ricerche a un’area di alcuni chilometri quadrati sopra i laghi di Lamar. Si tratta dei boschi attorno al grande pianoro della Prada, poco lontano dall’abitato di monte Terlago.
 Tutte le squadre del Soccorso alpino e dei vigili del fuoco si sono concentrate in questa zona. Gli elicotteri hanno battuto la zona palmo a palmo. I pattini dei due mezzi quasi lambivano le chiome degli alberi, ma di Avanzi e della vela del suo paracadute neanche l’ombra. A testimoniare che lui si trova in zona solo lo squillo del suo cellulare che continua a risuonare inutilmente. Proprio questo elemento porta i soccorritori a essere pessimisti sulla sorte del base jumper, anche se la speranza è che si trovi impossibilitato a rispondere, ma sia ancora vivo. Proprio inseguendo questa speranza i soccorsi hanno lavorato fino a tardi. Avanzi è ingegnere e ha uno studio insieme al fratello. Vive a Gavardo con la compagna ed è un appassionato di base jumping da alcuni anni. In precedenza si era dedicato all’alpinismo, poi aveva scelto le imprese estreme come il lancio dalla Paganella













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