Sestetto d’archi di pace: in duemila per Brunello / FOTO

Si è concluso con un concerto aperto a tutti il trekking di Dolomiti di Pace. Un grande pubblico nei prati sottostanti il Forte Dosso delle Somme, sugli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna



È stato un programma musicale vario e intenso quello proposto oggi sui prati ai piedi di Forte Dosso delle Somme da I Suoni delle Dolomiti. Un concerto che si è mosso tra le note di compositori assoluti d'inizio Novecento come Arnold Schönberg, Riccardo Zandonai, Verdi e Anton Webern e che si è arricchito di molteplici significati. Anzitutto quello di un omaggio sonoro alle due nazioni che si sono disputate guerreggiando questo confine, quindi il ricordo di quanto stava accadendo in Austria e Italia poco prima della Grande Guerra. Un percorso artistico che si è fatto vivo anche per la presenza, agli strumenti, di alcuni grandi nomi provenienti da sud e da nord del Brennero. Anzitutto il violoncellista Mario Brunello e i violisti Danilo Rossi e Luca Ranieri, quindi gli austriaci Sebastian Gürtler (violino), Régis Bringolf (violino) e Florian Berner (violoncello).

Gli spettatori, circa duemila, hanno potuto ripercorrere quanto ascoltato e vissuto assieme ai musicisti dai partecipanti al trekking, che per tre giorni hanno percorso gli Altipiani esplorando fortificazioni (Forte Belvedere, Forte Sommo Alto, Forte Cherle...), casematte, avamposti, tracce di trinceramenti e ancora testimonianze di un conflitto che ha segnato profondamente l'intera area. Un'occasione per avvicinarsi alla memoria di una terra martoriata, per vedere più da vicino come vivevano i soldati, ma anche per riflettere, porsi domande e lanciare uno sguardo a quanto l'uomo ha saputo fare una volta uscito dalla tragedia della guerra. Altro aspetto che ha reso unica l'esperienza di camminare tra boschi e pascoli in compagnia dei musicisti è stato quello di poter partecipare alle loro prove scoprendo aspetti poco noti dei brani e di chi li ha scritti.

Il concerto di oggi si è aperto con un brano inedito per tutti. Un Adagio di Riccardo Zandonai, scritto nel 1905, che ha riproposto le atmosfere tipiche del compositore roveretano. È stata la volta quindi un altro quartetto per archi. Questa volta il lavoro che l'austriaco Anton Webern ha dedicato al Trittico della montagna di Giovanni Segantini, il noto pittore divisionista nato ad Arco. Una esperienza già vissuta ieri dai trekker quando Florian Berner ha spiegato l'opera in una radura boscosa, tra pini e faggi. Omaggio a Segantini sì, ma anche e soprattutto, alla montagna e all'uomo. Il tutto prendendo spunto dai tre dipinti realizzati per l'esposizione internazionale di Vienna del 1899. Ecco la natura impersonata da una madre col bambino, ecco il duro lavoro nei campi, ecco infine la morte, sulla quale domina però un cielo assolato e quindi, in definitiva, la vita. Anton Webern traspone tutto questo in musica con un finale musicale in MI maggiore, che da sempre rappresenta il paradiso.

La giornata di ieri però si era aperta con una lunga camminata tra paesi di poche case e nomi cimbri come Perpruneri. Costeggiando le fonti dell'Astico e superata l'antica segheria veneziana nella quale venivano lavorati i tronchi con macchinari attivati dalla forza dell'acqua, la colorata colonna dei camminatori è giunta al Cimitero Militiare di Forte Cherle: una altura che oggi porta a memoria solo il cippo con la data 1915 mentre tutt'attorno il terreno è ancora segnato dalle depressioni delle dissepolture delle salme poi trasferite all'ossario di Rovereto. Da lì la lunga Scala dell'imperatore, gradini in pietra nel bosco, porta all'ex ospedale militare, dove Mario Brunello e compagni hanno proposto l'”Ave Maria” di Verdi. Il vecchio compositore italiano, stufo di chi lo considerava abile solo nello scrivere opere, dà una grande lezione di musica con i suoi brani sacri di cui l'”Ave Maria” ne è un esempio fulgido, basato su una scala enigmatica: un pezzo allo stesso tempo dolente, dolce, supplicante, pieno di tenerezza e aspirazione che sembra spingere al cielo. I musicisti hanno proposto questo brano e per guardare anche alle esperienze più umane di quel conflitto hanno voluto suonare anche le arie di due canzoni popolari. Canzoni di soldati, per la precisione, raccolte allora dagli ufficiali e armonizzate da un grande maestro d'orchestra come Vittorio Gui. Melodie semplici, è vero, che però contenevano tutti gli elementi di coraggio, paura, aspirazioni che animavano la povera gente catapultata nell'inferno del fronte.

Il momento più emozionante del trekking è stato probabilmente il concerto tenuto a Forte Cherle, sei musicisti raccolti in cerchio nel luogo ove un tempo sorgevano le cupole d'acciaio e sparavano gli obici. Lì, dove un tempo dominava il fragore dei cannoni, ieri ha preso vita la musica sublime di Schönberg. Un affresco sonoro che ha toccato temi universali come l'amore, la colpa e il perdono, passando da toni cupi ad altri eterei e aerei, che hanno rappresentato l'idea di un possibile futuro di serenità.

Anche oggi gli spettatori hanno potuto godere di questo straordinario componimento, premiandone l'esecuzione con grandi applausi e spingendo Brunello e compagni a regalare un bis, questa volta, un estratto dal “Tristano e Isotta” trascritto per archi da Sebastian Gürtler, che alla fine ha visto tutti i presenti in piedi per una standing ovation.

La conclusione perfetta per un progetto che si riproporrà nei prossimi anni per riscoprire con la musica i luoghi della Grande Guerra ed arrivare nel 1918 alla formazione di un'orchestra della pace.

Prima dell'esibizione di oggi c'è stato spazio ancora per un'ultima immersione nel verde dei boschi di Folgaria e per la scoperta di testimonianze belliche con la visita a Forte Sommo Alto, dove gli escursionisti, con tanto di torce e luci fontali, si sono avventurati con le guide lungo cunicoli e gallerie che li hanno condotti fino agli avamposti della Val Orsara.













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