«Servono lezioni sull’Autonomia da fare nelle scuole» 

Trent’anni, corre alla Camera a Trento per il centrodestra «Dare dignità al lavoro dei giovani, con un salario minimo»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Nonostante abbia finito gli studi da non moltissimo tempo, ha solo 30 anni, oggi Giulia Zanotelli se ne torna a scuola: al liceo Da Vinci per un dibattito nelle vesti di candidata. Alla Camera, per il centrodestra, nel collegio che comprende Trento e la “sua” valle di Non: «Ma non solo. Registrando un confronto a Tca mi sono trovata a fianco di Valeria Allocati (candidata di Potere al Popolo) che era stata una mia insegnante alle scuole superiori» osserva la rappresentante della Lega Nord. E proprio sulla scuola, e sulla conoscenza dell’Autonomia, a Zanotelli preme una sottolineatura. Anzi, ha un suggerimento.

Ritiene che i giovani sappiano davvero a che cosa ci si riferisce quando si parla della “specialità” del Trentino? In questa campagna elettorale che tipo di feedback ha avuto sul tema?

«No. Credo proprio che dovrebbero essere introdotti nel mondo scolastico dei corsi sull’Autonomia. E, con i giusti termini, si potrebbe cominciare a parlarne già dalle elementari. La storia, che cosa si intende con questo termine specifico. I modi ed i tempi in cui si è arrivati all’accordo Degasperi-Gruber e le competenze che ci sono arrivate in dote negli anni successivi. E che non è sempre vero che chi si definisce garante dell’Autonomia lo sia poi sul serio».

A chi si riferisce?

«Beh, al Pd per esempio. Ai referendum promossi in Veneto e Lombardia dai nostri governatori Zaia e Maroni, il Pd ha votato contro questa volontà. E pure Renzi e Boschi si sono detti contro la specialità. Noi non solo siamo a favore ma, come centrodestra, vorremmo estendere ad altre regioni l’Autonomia. Allargare il modello federalista e dare la possibilità di spendere le proprie risorse tramite le competenze».

Rimaniamo sui giovani. Quelli che sta incontrando nella sua campagna elettorale cosa le chiedono?

«Noi vediamo che c’è la necessità di introdurre uno stipendio minimo nel settore lavorativo. Anche il pagamento all’ora non potrà scendere sotto ad una determinata soglia: si dovrà prestare attenzione a non sfruttare i percorsi di stage e di formazione nelle aziende. Anche chi non ha intenzione di iscriversi all’Università deve essere messo in condizione di fare un percorso, dignitoso, di avvicinamento al mondo del lavoro. A noi preme che si possa studiare e lavorare qui ed ecco perché l’introduzione della flat tax, uno dei capisaldi del nostro programma di governo, potrà mettere le aziende nelle condizioni di offrire lavoro. Una tassazione nuova che offra impulso al mondo del lavoro».

Pensate ai giovani come una fascia che necessità di maggiore “protezione”.

«Certo, ma servirà grande attenzione per un’altra fascia di lavoratori, quella tra i 40 ed i 60 anni: sappiamo bene che se si trovano espulsi dal mondo del lavoro hanno grandissime difficoltà per esserne riassorbiti. Tornando ai giovani, a chi ha studiato, ci sono delle figure professionali (penso agli infermieri) che attendono di essere inseriti in quel settore per cui si sono preparati. Anche nella scuola tantissime persone attendono il proprio turno».

Lei è della valle di Non, confinante anche con l’Alto Adige. Avverte che ci sia un gap tra il Trentino e la Provincia di Bolzano?

«I dati pubblicati sul Pil del 2016 evidenziano una netta differenza sull’uso dell’Autonomia, nonostante ci siano le medesime competenze. L’Alto Adige cresce molto di più del Trentino. I dati sono contestati? Ma non ci sono solo quelli. Gli esempi che testimoniano la superiorità dell’Alto Adige sono molteplici. E’ una questione di come si gestisce la specialità: a favore di una comunità, mentre qui da noi l’Autonomia favorisce solo una parte di questa comunità».

Zanotelli, la Lega punta moltissimo sulla questione sicurezza. A Trento, però, si ribatte che la questione è statale, non municipale.

« Non è così. Sabato abbiamo fatto un gazebo in piazza Dante ed abbiano visto, a poca distanza da noi, di tutto e di più. Il Comune, volendo, potrebbe semplicemente mettere delle pattuglie in borghese e vedere, quello che abbiamo visto noi, senza problemi. A cosa mi riferisco? Allo spaccio in primo luogo, basterebbe fare un accordo con la Questura. Tanti nostri suggerimenti in Comune sono rimasti lettera morta».















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