Istruzione

Scuole, il piano dei tagli della Provincia

Sono 19 i piccoli istituti del Trentino (tra materne e primarie) destinati ad essere accorpati con altri: da Varena a Daiano, da Sporminore a Denno


di Andrea Selva


TRENTO. Sono 19 le piccole scuole (tra materne e primarie) destinate ad essere accorpate con altre sul territorio della provincia di Trento. Un’operazione anticipata dal nostro giornale che la giunta provinciale ha deciso di distribuire su due anni scolastici (2016-2017 e 2017-2018) e che prevede anche l’accorpamento di 6 istituti comprensivi e l’intervento su alcuni istituti superiori di Trento, Pergine, Borgo Valsugana e Levico.

Il via libera al nuovo piano dell’offerta scolastica e formativa è arrivato dall'esecutivo provinciale, con il presidente Ugo Rossi (competente anche per l’istruzione) che ha sottolineato che si tratta di un’operazione di qualità e non di mera quantità: «Vogliamo una scuola di contenuti e non semplicemente una scuola in più, dove c’è il cartello all’esterno, ma senza contenuti» ha detto, ricordando che “una scuola con 50 allievi e meglio di una scuola con 20 allievi”. Un’operazione che - secondo il governatore - è simile a quella della fusione dei Comuni, tanto che in alcuni casi (ad esempio Varena e Daiano oppure Sporminore, Campodenno e Denno) il destino delle scuole è legato a quello delle amministrazioni comunali.

I criteri. I criteri scelti dalla giunta provinciale nel tagliare gli istituti più piccoli sono questi: dove viene soppressa la materna si è cercato di mantenere la primaria (e viceversa) in modo che venga garantito un presidio scolastico; gli interventi decisi dalla Provincia riguardano le scuole distanti meno di 4 chilometri da altre scuole (anche se in realtà le linee guida della Provincia indicano una distanza massima di 5 chilometri); basta con le materne con meno di 20 bambini e con le primarie che contano meno di 40 allievi; soppressione delle (piccole) scuole che non danno sufficienti garanzie dal punto di vista delle strutture edili.

Obiettivo qualità. Il governatore Ugo Rossi ha messo in conto le proteste da parte delle piccole comunità: «Ma si tratta di un percorso verso una scuola di qualità» ha detto. «Se vogliamo dare ai nostri bambini e bambine maggiore qualità, è necessario poter contare su centri scolastici strutturati e idonei a garantire un ambiente educativo vivace, aperto, capace di confrontarsi con le sfide che ogni giorno ci sollecitano orizzonti culturali sempre più ampi».

Il piano dell’offerta formativa approvato dalla giunta provinciale ha in realtà “salvato” alcune strutture (di cui diamo conto a parte) su cui le comunità locali avevano concentrato grandi investimenti, nonostante i numeri ridottissimi che, in un contesto puramente matematico, ne avrebbero determinato la condanna.

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