Scuola: panico bocciatura per le 50 assenze

A rischio 20 mila studenti in tutta Italia. In Trentino potrebbero superare i 200 quelli interessati dal problema


Luca Marognoli


TRENTO. C'è chi ha fatto una stima inquietante: sarebbero 20 mila in Italia gli studenti delle superiori che rischiano la bocciatura per avere superato i 50 giorni di assenza. In Trentino 200 o forse più: una vera e propria ecatombe. A lanciare l'allarme i sindacati e la Rete degli studenti, infuriati con la circolare Gelmini. Ma la Provincia tranquillizza: «Chi va bene a scuola non viene bocciato». L'invito rivolto agli studenti interessati dal dipartimento istruzione è quello di non lasciare la scuola solo perché si è sentito parlare della normativa, perché esiste un margine di discrezionalità che permette a chi è meritevole di essere "salvato". Ma per evitare confusione, la vicenda va spiegata con chiarezza, tornando indietro di qualche giorno. L'allarme degli studenti. E' di lunedì la presa di posizione della Rete degli studenti: «Da anni il ministro Gelmini millanta un provvedimento che inasprisca il sistema delle assenze», avevano dichiarato all'agenzia Ansa. «Oggi è realtà: i famosi "50 giorni di assenza" sono diventati un fatidico "monte ore" che cambia da studente a studente, superato il quale si viene bocciati». Per il coordinamento nazionale «la legge non era chiara e le informazioni sono arrivate molto in ritardo lasciando le scuole nel caos». Da qui il rischio, concreto, di decisioni drastiche quanto rischiose: «Fioccano già i casi di studenti che abbandonano la scuola perché, facendo due conti, hanno già superato il limite e quindi sono sicuri di essere bocciati nonostante la sufficienza in tutte le materie». Poi l'attacco al ministro Gelmini, accusato di utilizzare il limite di assenze «per reprimere e punire le proteste che noi studenti abbiamo messo in campo questo autunno, contando i giorni di occupazione ed autogestione come giorni di assenza». La risposta della Gelmini. A quasi due settimane dalla fine dell'anno scolastico e dagli scrutini, notizie simili rischiano di diffondere il panico. E' stato lo stesso ministro ad intervenire, prontamente, per gettare acqua sul fuoco. «Non c'è alcun automatismo» tra il numero di giorni di occupazione e il tetto dei «50 giorni di assenza», superato il quale si viene bocciati ha assicurato la Gelmini. «La rilevazione delle assenze non compete al ministero, ma al consiglio di classe», al quale spetta il compito di «valutare, nella sua autonomia, la motivazione e l'eventuale giustificazione delle assenze». La Provincia frena. Sulla linea di quanto affermato dal ministro Roberto Ceccato, dirigente del servizio istruzione, secondo cui l'applicazione della norma consente una certa flessibilità. «Non siamo di fronte ad una novità assoluta. Il regolamento in vigore è dell'ottobre 2010, ma l'anno prima e quello precedente ancora era stato approvato come stralcio», premette il funzionario. «Diciamo che quest'anno c'è una disciplina più chiara e codificata». La norma dice che per accedere alla classe successiva, è necessario avere frequentato non meno di tre quarti dell'orario previsto dal piano di studi. «Ma aggiunge che in casi eccezionali, il consiglio di classe può derogare a tale criterio. E tra questi casi c'è il profitto. Se questo è positivo, ma il ragazzo ha avuto la mononucleosi o un incidente che gli ha fatto perdere lezioni, il consiglio valuta se c'è stato un effettivo recupero». Non è possibile stabilire quale sia l'entità numerica del fenomeno: «Ventimila studenti significherebbero 200 da noi, facendo una semplice proporzione, ma non ho gli elementi per dire quanti siano effettivamente. Posso invece affermare una cosa: quasi sempre l'assenza si accompagna ad un profitto insufficiente. La norma è un campanello d'allarme, ma un conto è un'assenza per forza maggiore, un altro che si vada a bighellonare. Se uno studente è bravo ma perde 52 giorni non avrebbe senso mandarlo a casa».

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