Scuola, la riforma finisce al tappeto

Accordo ministero-sindacati sulla mobilità. Il 17 gennaio incontro con Rossi: reclutamento, tutto potrebbe restare com’è


di Chiara Bert


TRENTO. Il dietrofront trentino sulla riforma della «Buona scuola» è arrivato alla vigilia di Natale con la manovra finanziaria: i nuovi ambiti territoriali congelati per un anno e via le due ore aggiuntive obbligatorie alle elementari. «Abbiamo recepito le preoccupazioni emerse, apriremo un tavolo con i sindacati e vediamo quali soluzioni emergeranno», ha annunciato il governatore Ugo Rossi. Ma lo stop potrebbe durare ben di più e trasformarsi in una pietra tombale per la chiamata diretta dei docenti che era uno dei pilastri della riforma di Renzi (recepita anche in Trentino). Due giorni fa la nuova ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha infatti raggiunto un’intesa con i sindacati che cancella per un altro anno l’obbligo per i docenti di restare sulla cattedra loro assegnata per almeno tre anni: gli insegnanti potranno chiedere subito di essere trasferiti in una scuola più vicina a casa. Per la ministra si tratta di una «misura straordinaria» ma i sindacati già esultano perché l’accordo prevede anche che le assegnazioni dei docenti alle scuole avvengano in base a requisiti stabiliti a livello nazionale per assicurare imparzialità e trasparenza. Di fatto un grosso freno al superdirigente a cui la riforma consentiva di chiamare direttamente un insegnante pescandolo dall’ambito territoriale. Caduto il governo Renzi, la Buona Scuola perde già i pezzi.













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