Scuola e lavoro, i trentini vanno a piedi

Gli studenti sono i meno pigri d'Italia: il 41% cammina da casa alla sua aula


Robert Tosin


TRENTO. Sarà la tradizione montanara, sarà il Dna alpino, fatto sta che i trentini vantano un record assoluto nazionale sugli spostamenti a piedi. Sia gli studenti che i lavoratori vantano infatti buon passo e scarpe comode per raggiungere la scuola o l'ufficio, stracciando gli abitanti delle altre regioni. Gli studenti più pigri stanno in Umbria, gli occupati nelle Marche.

I dati offerti dall'Istat sull'ultima rilevazione dell'anno appena chiuso nascondono diverse interpretazione, questo è ovvio. La mobilità dipende non solo da abitudini e predisposizione personale, ma anche dai più svariati fattori. Il primo è quello della disponibilità e capillarità dei servizi: chi ha scuole ben distribuite ha vantaggi notevoli nel ridurre le necessità di spostamento, così come la sicurezza viaria fa la sua parte. In molte regioni, infatti, il problema principale non è dato tanto dalla distanza dei servizi da casa, quanto la pericolosità dei collegamenti o la situazione sociale che desta preoccupazione nelle famiglie.

La percentuale che tocca agli studenti trentini (a partire dai bambini dell'asilo fino agli universitari) è molto robusta, tanto da superare tutti gli ipotetici fattori motivazionali. Il 41%, infatti, è di gran lunga il dato più alto in Italia tra gli studenti. Si avvicina solo la Puglia con un 39,5%, poi si precipita al 35% della Campania. La media nazionale è del 25,9% e la percentuale più alta si registra, per macroaree, nel Mezzogiorno. Paradossalmente, la media del Nordest è la più bassa dopo il Centro, 19,7%. Il Trentino fa dunque eccezione.

Ma con cosa vanno a scuola gli studenti che non possono andarci a piedi? Il mezzo pubblico è quello più usato anche se non è al top dell'utilizzo in Italia. Lo usa il 37,7% di quel 59% "motorizzato", un dato ben superiore alla media nazionale e del Nordest, ma sopravanzato da parecchie regioni dove però il "vizio" di scarpinare ce l'hanno in pochi. Un aspetto positivo è il fatto che gli studenti che vanno a scuola guidando un'auto (in questo caso si parla evidentemente soprattutto di universitari) sono veramente pochi, solo il 3,9%: fanno meglio solo liguri e valdostani.

Molto più pigri, si fa per dire, sono i lavoratori. In questo caso le dinamiche sono diverse. Prima di tutto spesso c'è un problema di orari, magari legati alla turnistica, oppure più semplicemente un'esigenza di muoversi con maggiore libertà: la spesa, recuperare i figli, portarli a qualche corso o agli allenamenti sportivi, visite ai parenti, e altro ancora. Ma nonostante questo aspetto, anche i lavoratori trentini contribuiscono a tenere alta la media di coloro che si muovono a piedi: sono il 21%, surclassando la Puglia (18,8%), la Valle d'Aosta (18,5%) e l'Alto Adige (18,3%). Nelle Marche solo l'8,5% degli occupati va in fabbrica, in ufficio o in negozio a piedi.

I dati relativi allo scorso anno, se da una parte danno conto di una buona predisposizione alla passeggiata anche per andare al lavoro, dall'altra mettono in luce una certa diffidenza degli occupati rispetto al mezzo pubblico. La percentuale del 7,5% dice che l'autobus o il treno non sono abbastanza apprezzati, visto che ci sono parecchie altre regioni che fanno molto meglio del Trentino su questo fronte. Nel Lazio, ad esempio, quasi il 20% di chi non va al lavoro a piedi si affida a mezzi pubblici (e qui Roma con le metropolitane e il suo traffico impossibile fanno di certo la differenza), ma anche in Liguria, Lombardia e nella stessa provincia di Bolzano i dati sono migliori. Curiosa, poi, la statistica che rileva quanti si fanno dare un passaggio: in Trentino la percentuale è tra le più basse d'Italia (3,6%; fanno peggio solo Liguria ed Emilia Romagna). Il car sharing, pare di capire, non ha alcun futuro dalle nostre parti, visto che si preferisce l'assoluta autonomia. Farsi scarrozzare dal collega da casa all'ufficio non piace.













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