L'INCHIESTA SUI RIFIUTI

Scorie illegali a Trento: smaltiti a Sardagna 80 milioni di chili

In due anni la discarica della Sativa è stata riempita di rifiuti nocivi che hanno inquinato la falda. Tonnellate anche dalla Lucchini di Trieste


Luca Petermaier


TRENTO. Una montagna di rifiuti vietati, che ha disperso sostanze nel sottosuolo della discarica Sativa, andando ad inquinare anche la sorgente che fuoriesce dal sito di Sardagna con un livello di solfati fuori norma. Oltre 14 milioni di kg di rifiuti non idonei finiti a Sardagna nel 2007, altri 64 milioni nel 2008, pari al 67 per cento del totale del materiale scaricato.
 Questi sono alcuni dei dati contenuti nella consulenza tecnica che la procura della Repubblica di Trento ha affidato qualche mese fa al proprio consulente, il professor Iacucci, considerato uno dei massimi esperti di rifiuti in Italia. Il quadro che ne emerge non fa stare tranquilli sullo stato di salute della discarica, ma neanche delle acque sotterranee che la attraversano se si considera che già nel 2001, secondo la consulenza tecnica, l’82% dei rifiuti a Sardagna sarebbe stato conferito in modo illegale.
 L’inchiesta partita da Napoli e transitata poi alla procura di Grosseto sul traffico di rifiuti - che vede indagato Simone Gosetti e Alessio Comper - e che ha portato a presunti conferimenti illeciti anche a Sardagna riapre uno squarcio su un tema ancora caldissimo e doloroso per il Trentino. Secondo le accuse il gruppo siderurgico Lucchini spa di Trieste avrebbero conferito a Sardagna terre e rocce diverse da quelle consentiti, rifiuti misti vari ma soprattutto rifiuti di acciaieria, composti da scorie e polveri di refrattario, sostanze inquinanti che residuano dalla lavorazione siderurgica.
 I conferimenti da Trieste sarebbero avvenuti con un metodo ormai consolidato: attraverso il taroccamento delle analisi grazie alla complicità del laboratorio Ares di Brescia. Un solo esempio per tutti: sul foglio di lavoro di un conferimento compariva il livello di 2,94 milligrammi di cloruri per litro, mentre sul certificato di Ares (quello che autorizzava il conferimento a Sardagna sulla base delle analisi) il livello diventava di 0,94. Lo stesso vale per gli olii: da un livello (reale) di 940 si scende a 640 sui certificati ufficiali.
 L’assessore all’ambiente Alberto Pacher rassicura i cittadini: «Questi sono fatti del 2008. Dall’anno scorso, dopo lo scoppio del primo filone dell’inchiesta, la Provincia si è mossa creando una cabina di regia che coinvolge tutti gli enti (dall’Appa alla forestale alla polizia municipale) e che ha il compito di coordinare i controlli in materia di rifiuti. L’intento è quello di diversificare i controlli da realtà a realtà, concentrandoci su quelle a maggior rischio come quelle che hanno presentato l’autorizzazione integrata ambientale». Qualcuno ha obiettato che la cabina di regia mancherebbe di precise di direttive e quindi il coordinamento sarebbe complicato: «Direi di no - obietta Pacher - l’abbiamo creata proprio per evitare questo rischio. Ogni componente si deve coordinare con l’altro». Infine Pacher apre ad un nuovo metodo di controllo sperimentato a Treviso dove l’ente pubblico ha stanziato 40 mila euro all’anno in favore della Forestale per svolgere controlli a sorpresa sui camion: «L’idea è interessante, ne valuteremo la fattibilità».
 Intanto la Lega torna alla carica con una nuova comunicazione spedita ieri al presidente della Commissione ciclo rifiuti Gaetano Pecorella e firmata dall’onorevole Maurizio Fugatti e dal senatore Sergio Divina. I due parlamentari hanno chiesto a Pecorella di estendere l’istruttoria anche su Sativa













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